Temi caldi
Tassa sui km percorsi: la stangata in arrivo per le auto elettriche

Luca Talotta
Pubblicato il 14 novembre 2025, 09:58
La tassa sui km percorsi auto elettriche potrebbe presto diventare realtà nel Regno Unito. L’idea, in fase di studio a Londra, nasce da un paradosso che sta emergendo in tutta Europa: mentre cresce il numero di vetture a batteria, diminuiscono le entrate fiscali garantite dalle accise sui carburanti. È una questione di matematica. Più auto elettriche circolano, meno benzina e gasolio vengono venduti. E quelle imposte che per decenni hanno alimentato i bilanci pubblici non vengono più versate. Un meccanismo che oggi mostra i suoi limiti, soprattutto nei Paesi dove la penetrazione delle auto elettriche è stata più rapida.
La Norvegia, ad esempio, è stata la prima ad accorgersi dell’impatto: con un parco circolante quasi totalmente elettrico, lo Stato ha iniziato a fare i conti con un calo sensibile delle entrate. Ora il Regno Unito si trova nella stessa situazione, con Londra pronta a correggere la rotta. Le agevolazioni non possono proseguire all’infinito, lo sostiene apertamente l’amministrazione locale, che deve fare i conti con una riduzione progressiva delle risorse e con un deficit che preoccupa il governo di Keir Starmer.
La proposta: tassare i chilometri percorsi dalle elettriche
La soluzione allo studio segue il modello già adottato in Islanda e Nuova Zelanda, dove si applica una tariffa proporzionale ai chilometri percorsi. È un approccio diverso dalle accise classiche, che colpiscono direttamente il carburante al momento dell’acquisto. Per le auto elettriche, ovviamente, un meccanismo equivalente non esiste. Tassare le ricariche pubbliche potrebbe essere semplice, ma farlo per quelle domestiche è quasi impossibile. Per questo Londra considera l’ipotesi di un sistema basato sulla percorrenza annua.
Secondo un’indiscrezione anticipata dal Daily Telegraph, la cifra allo studio sarebbe di tre pence per miglio, pari a circa 3,4 centesimi di euro ogni 1,6 chilometri. In media ciò significherebbe 250 sterline all’anno per veicolo, ovvero circa 283 euro. Non una cifra astronomica, ma abbastanza significativa da pesare sul portafoglio degli automobilisti elettrici, soprattutto nel momento in cui i costi di acquisto degli EV rimangono più alti rispetto ai modelli tradizionali.
L’obiettivo dichiarato del governo? Colmare una parte delle mancate entrate. Secondo le stime, entro fine decennio la tassa chilometrica potrebbe generare circa 1,8 miliardi di sterline l’anno. Una cifra decisamente più bassa rispetto ai 24,4 miliardi garantiti dalle accise sui carburanti, ma comunque utile per ridurre la pressione sui conti pubblici.
Bilanci in sofferenza e pressione politica crescente
Il contesto economico del Regno Unito non lascia molto margine di manovra. Il Cancelliere dello Scacchiere, Rachel Reeves, è da mesi criticata per l’aumento della pressione fiscale e per un deficit che oscilla intorno ai 30 miliardi di sterline. Limitare ulteriormente le imposte sui carburanti risulta impraticabile, mentre colpire direttamente le elettriche appare una delle poche strade percorribili per riequilibrare il sistema fiscale.
Il punto centrale della proposta è la ricerca di equità. Come affermato dalle autorità locali londinesi, «oggi la tassa sul carburante si applica solo a benzina e diesel. Non esiste un equivalente per i veicoli elettrici. Serve un sistema più equo». È un messaggio che, almeno nelle intenzioni, punta a livellare la contribuzione indipendentemente dal tipo di alimentazione. Resta però da capire se questa equità fiscale si tradurrà davvero in una transizione più sostenibile o se rischierà di rallentare l’intero processo.
L’industria automobilistica è sul piede di guerra
Le prime reazioni del settore non si sono fatte attendere. La Society of Motor Manufacturers and Traders (SMMT) ha definito la proposta «una mossa sbagliata nel momento sbagliato». Il timore è che una tassa aggiuntiva sulle auto elettriche possa creare un effetto psicologico negativo, rallentando la domanda proprio nel momento in cui occorre accelerare il passaggio alla mobilità elettrica.
Le case automobilistiche già affrontano un rallentamento delle vendite, un aumento dei costi di produzione e un consumatore sempre più cauto nell’acquisto di nuovi modelli. Aggiungere una tassa specifica per gli EV rischierebbe di mettere ulteriori ostacoli su un percorso che richiede invece stabilità, incentivi mirati e una visione di lungo periodo.
Il rischio è chiaro: introdurre una misura fiscale senza una strategia complessiva potrebbe modificare le scelte degli automobilisti, spingendoli a rimandare l’acquisto di vetture elettriche e rallentando l’intero processo di decarbonizzazione del settore automotive.
Una scelta inevitabile o un freno alla transizione?
La tassa sui km percorsi è un tema complesso, che mette in luce la tensione tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica. I governi devono trovare nuove forme di entrata per sostituire le accise, ma allo stesso tempo devono evitare di compromettere la transizione green. La domanda è se il modello di Londra possa davvero risolvere il problema o se rischi di trasformarsi in un segnale politico controproducente.
Il dibattito è appena iniziato e la manovra del 26 novembre sarà il primo vero banco di prova. Quello che è certo è che, in un’Europa che ha puntato molto sulle esenzioni a favore delle auto elettriche, qualsiasi aumento fiscale rischia di diventare un tema esplosivo. E trovare un equilibrio tra incentivi, equità e sostenibilità dei bilanci pubblici appare sempre più complesso.
Iscriviti alla newsletter
Le notizie più importanti, tutte le settimane, gratis nella tua mail
Commenti
Loading


