Alef Model A, l’auto volante elettrica entra nella fase produttiva

Sviluppata da Alef Aeronautics, la Model A promette di unire strada e cielo in un unico veicolo elettrico biposto: tra certificazioni, numeri e interrogativi aperti sul futuro della mobilità
Alef Model A, l’auto volante elettrica entra nella fase produttiva
© Alef

Luca TalottaLuca Talotta

Pubblicato il 16 dicembre 2025, 11:55

La Alef Model A, auto volante elettrica sviluppata dalla start-up californiana Alef Aeronautics, ha ufficialmente superato una delle soglie più delicate del suo percorso: l’ingresso nella fase produttiva. Un passaggio che segna un momento simbolico per l’intero settore della mobilità, da anni sospeso tra visioni futuristiche e complessità normative, e che riporta al centro del dibattito un tema tanto affascinante quanto divisivo: l’integrazione tra automobile e aviazione leggera.

Dopo oltre un decennio di sviluppo, test e affinamenti progettuali, la Model A ha ottenuto la certificazione dalla Federal Aviation Administration, un risultato tutt’altro che scontato che consente al veicolo di operare come ultraleggero elettrico. Non si tratta ancora di una omologazione completa per l’uso diffuso su strada e in ambito urbano, ma è un primo via libera che consente ad Alef di passare dalla teoria alla costruzione dei primi esemplari destinati ai clienti.

Il progetto nasce nel cuore della Silicon Valley, un ecosistema che da sempre favorisce la contaminazione tra settori e l’adozione di soluzioni radicali. Qui Alef Aeronautics ha deciso di puntare su una produzione artigianale, almeno in una fase iniziale, con veicoli assemblati a mano e un prezzo di listino che riflette chiaramente il posizionamento del prodotto: circa 300.000 dollari per ciascun esemplare. Una cifra che colloca la Model A in una nicchia ristretta, lontana da qualsiasi ipotesi di mobilità di massa, ma coerente con il profilo di un’innovazione ancora agli esordi.

Auto volante elettrica: cosa promette davvero la Alef Model A

Dal punto di vista tecnico, la Alef Model A si presenta come un veicolo biposto completamente elettrico, progettato per muoversi sia su strada sia in volo verticale. L’autonomia dichiarata è di circa 354 chilometri in modalità stradale e 177 chilometri in volo, valori che sulla carta risultano competitivi se confrontati con altri progetti di mobilità aerea urbana attualmente in fase di sviluppo.

Il design è stato studiato per integrare rotori carenati all’interno della struttura del veicolo, riducendo l’impatto visivo e migliorando la sicurezza. L’abitacolo utilizza un sistema di stabilizzazione a gimbal che consente di mantenere l’assetto orizzontale durante le fasi di decollo e atterraggio verticale, uno degli aspetti più critici per il comfort e la sicurezza dei passeggeri. Alef parla inoltre di sistemi propulsivi ridondanti, una scelta obbligata quando si entra nel territorio dell’aviazione, dove l’affidabilità non è un’opzione ma un prerequisito.

Interessante anche il tema dell’efficienza energetica. Secondo quanto comunicato dall’azienda, la Model A consumerebbe meno energia, per singolo viaggio, rispetto a una tradizionale auto elettrica come una Tesla. Una dichiarazione che merita prudenza, anche perché mancano al momento dati dettagliati sui cicli di misurazione utilizzati. Resta però un segnale chiaro: Alef vuole posizionare la propria auto volante non solo come esercizio tecnologico, ma come soluzione potenzialmente sostenibile dal punto di vista energetico.

Tra entusiasmo e realtà del mercato

A sostenere la credibilità del progetto contribuisce il numero di prenotazioni già raccolte: oltre 3.500 ordini, per un valore teorico che si avvicina al miliardo di dollari. È vero che molti di questi ordini sono accompagnati da depositi rimborsabili, ma il dato indica comunque un interesse concreto da parte di early adopter e investitori pronti a scommettere sulla mobilità verticale.

Qui però emergono le prime riflessioni critiche. La storia recente dell’automotive e delle nuove tecnologie è ricca di progetti che hanno attirato attenzione e capitali senza riuscire a trasformarsi in prodotti realmente diffusi. Il settore delle auto volanti, in particolare, è costellato di promesse non mantenute, frenate da costi elevati, normative complesse e difficoltà produttive.

Nel caso della Model A, il nodo centrale resta quello regolatorio. Un veicolo che ambisce a muoversi tra strada e cielo deve confrontarsi con due mondi normativi distinti, spesso poco comunicanti tra loro. A questo si aggiungono le questioni legate alla gestione del traffico aereo urbano, alla formazione dei piloti-conducenti e alla realizzazione di infrastrutture dedicate. Senza dimenticare aspetti come l’impatto acustico, la sicurezza in condizioni meteo avverse e l’affidabilità nel lungo periodo.

Mobilità del futuro o nicchia tecnologica?

Dal punto di vista del settore automotive, la Alef Model A rappresenta un caso interessante perché mette in discussione i confini stessi dell’automobile. Non è un’alternativa diretta all’auto tradizionale, né una risposta immediata ai problemi di congestione urbana, ma piuttosto un laboratorio viaggiante che esplora nuove possibilità. In questo senso, difendere il comparto non significa negare l’innovazione, ma riconoscere che la transizione verso nuove forme di mobilità richiede tempo, realismo e integrazione con l’esistente.

Alef Aeronautics guarda già oltre, con il progetto della futura Model Z, pensata per una produzione più ampia e per costi potenzialmente inferiori. Ma il successo della Model A sarà determinante per capire se l’auto volante elettrica potrà uscire dalla dimensione sperimentale e trovare uno spazio concreto nel panorama della mobilità del futuro.

Per ora, la Model A resta una promessa credibile ma ancora tutta da verificare, capace di accendere l’immaginazione e di spingere il dibattito in avanti. Il vero banco di prova non sarà tanto il decollo verticale, quanto la capacità di atterrare nella realtà quotidiana fatta di regole, costi e bisogni reali.

 

 

 

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