L'editoriale del Direttore: dove va la FCA di Marchionne

L'editoriale del Direttore: dove va la FCA di Marchionne

Utili in crescita ma Sergio tra 2 anni lascerà

di Alberto Sabbatini

21.02.2017 ( Aggiornata il 21.02.2017 11:08 )

Nell’articolo di copertina vi raccontiamo la storia della Giulia Sprint, la versione coupé due porte della berlina che potrebbe vedere la luce nei prossimi mesi e rafforzare la gamma Giulia. Quella Giulia che è tra le sette finaliste dell’Auto dell’Anno che verrà proclamata a inizio marzo e di cui vi presentiamo le candidate nell’inserto speciale in questo numero. LA SPRINT è uno dei modelli con cui allargare la gamma Alfa Romeo, ma però potrebbe anche venire “congelata” come è stato deciso per la Giulia station wagon, se Marchionne darà precedenza ad altri modelli della filiera Alfa Romeo. In preparazione ci sono una coupé sportiva su base Maserati GranTurismo, un SUV di grandi dimensioni di taglio sportivo, tipo BMW X6 per intenderci, e l’ammiraglia su base Ghibli. L’Alfa non ha le capacità per sfornarle tutte insieme, per cui la precedenza andrà a quei modelli più utili per fare numeri e cassa rapidamente.

Marchionne mette fretta all’Alfa Romeo perché è l’unica azienda del gruppo che non ha ancora mostrato il proprio potenziale di vendite. Nell’articolo all’interno parleremo di auto e di modelli, qui invece concentriamoci sui numeri per capire quanto vale nel mondo il marchio FCA. FCA ha chuso il 2016 con risultati positivi; i ricavi netti del gruppo sono stati di 111 miliardi di euro, poco più del 2015 nonostante una lieve flessione di vendite (4,72 milioni di auto vendute, 18mila in meno). In grande crescita Jeep e Maserati, in calo Chrysler. Il “miracolo” finanziario di Marchionne è stato questo: nonostante vendite e ricavi simili all’anno prima, FCA è riuscita a più che decuplicare l’utile netto rispetto al 2015: ben 1,8 miliardi di profitto. E ha pure ridotto l’indebitamento netto aziendale (4,5 miliardi dai 5 dell’anno prima).

Com’è possibile? Merito di un oculato risparmio dei costi e di una gestione ottimizzata, a sentir loro. In questo quadro, però, è ancora debole il contributo Alfa Romeo, che non arriva a 100mila auto mentre Marchionne aveva fissato per il 2020 un traguardo teorico di 400mila vetture, una volta che la gamma fosse completa. È ancora lontano. Ecco perché spinge sull’acceleratore Alfa in tutti i modi. Anche con il dirompente spot tv lanciato sulle tv Usa in occasione del SuperBowl. Marchionne ha premura perché tra due anni chiuderà il suo mandato e vuole lasciare i conti in ordine. Si ritirerà da FCA - Ferrari compresa - a fine 2018, quando avrà 66 anni, ritenendo concluso il suo compito dopo 14 anni. Mancano ancora due anni. «Otto trimestri», come li definisce lui utilizzando il linguaggio finanziario dei bilanci periodici.

E per quella data Marchionne vuole consegnare una FCA sana. Che per lui significa rispettare poche chiare cifre: 5 miliardi di utile netto (adesso sono 1,8); 5 miliardi di cassa e soprattutto indebitamento zero (adesso è 4,5 miliardi). Considerando che era partito nel 2004 da una Fiat che aveva 11 miliardi di debito e vendeva 1 milione di auto, di progressi ne ha fatti. Vedremo poi che succederà alla FCA del dopo-Marchionne. Se resterà indipendente o si fonderà con un altro costruttore. Ma questa è una storia ancora da scoprire.

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