L'editoriale del Direttore: Tempi lunghi, se la transizione viene usata per raccogliere voti

L'editoriale del Direttore: Tempi lunghi, se la transizione viene usata per raccogliere voti

Lo svecchiamento del parco auto in Italia è un problema che non si risolve velocemente con l'elettrico in un mercato che perde il 33%

di Andrea Brambilla

16.05.2022 11:44

La transizione non si fa in un giorno, ci vogliono investimenti e soprattutto tempo. Molto tempo. E nel frattempo è meglio rottamare le vecchie auto Euro 3 e acquistare una vettura ibrida. È quanto scaturito dall’intervista al Ministro Roberto Cingolani che potrete leggere in questo numero. Un messaggio chiaro a chi pensa che l’elettrico oggi sia una risposta chiara ai problemi della mobilità, soprattutto se vogliamo alimentare le auto con energia ricavata da fonti energetiche green, e quindi essere effettivamente ecologiche. La transizione è appena iniziata e, se vogliamo che si faccia un passo in avanti, bisogna accettare che il traghettamento dei motori, da endotermici ad elettrici, la parte più difficile, avrà dei tempi lunghi.

Purtroppo, molto spesso, i politici vorrebbero tutto subito. Un modo per fare proseliti, per raccogliere seguaci e voti, ma la realtà è ben diversa. La decisione di allocare ben 250 milioni di euro, sui 650 destinati agli incentivi, alle vetture elettriche è figlia di decisioni politiche più ideologiche che concrete. Ma nel nostro Governo purtroppo bisogna mediare e il risultato sarà che lo svecchiamento del parco circolante si prolungherà ancora. In Italia, su circa 40 milioni di veicoli circolanti, ne abbiamo quasi 14 milioni Euro 3 o più vecchi. Ci sono Regioni dove si sfiora il 50% di auto immatricolate prima del 2006, con numeri rilevanti anche per vetture dei primi anni Novanta, e non stiamo parlando di modelli da collezione o d’epoca…

Gli incentivi aiuteranno sicuramente il mercato, e il terribile -33% che ha registrato il settore nelle vendite ad aprile è figlio anche di questo scandaloso ritardo nell’aprovazione. Di contro, il problema dei tempi di consegne delle vetture a causa della carenza dei semiconduttori e delle materie prime, anche per il conflitto in Ucraina, continua a farsi sentire. Mai come in questo periodo le Case auto hanno ordini che non possono evadere ma al contempo stanno facendo risultati economici positivi.

Un controsenso? No, semplicemente operazioni finanziarie che fanno cambiare pelle a quelli che una volta erano semplicemente dei Costruttori di automobili, ma che oggi fanno business anche in altro modo. Ma non è una novità, infatti, da anni le Case auto hanno ampliato la loro attività principale assorbendo altri asset sempre più diversi e che solo qualche anno fa erano impensabili. L’ultimo esempio di questa migrazione, o ampliamento di business, lo abbiamo visto con Stellantis che ha appena acquistato la società di car sharing Share Now con l’obiettivo di rafforzare la sua parte finanziaria legata ai servizi di mobilità. Quello di Stellantis non è l’unico esempio; Toyota infatti con Kinto sta lavorando su un progetto ancora più ampio di servizi per la mobilità dell’individuo con un chiaro assioma che punta su tre semplici concetti, essere inclusiva, semplice e ovviamente sostenibile. Altro esempio arriva anche da Volvo che a Milano Portanuova ha inaugurato il car sharing di quartiere Elec3city. Per tutti, se vogliamo, anche un modo nuovo per vendere le auto e fare business, visto l’andamento del mercato.

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