Uber e “le macchine ribelli”

Uber e “le macchine ribelli”

L'incidente mortale di Tempe ha provocato la sospensione dei test e reazioni contrarie all'impiego della guida autonoma su strade pubbliche. Ma non lasciamoci suggestionare da catastrofici scenari hollywoodiani

di Francesco Colla

20.03.2018 11:39

Elaine Herzberg passerà, purtroppo, alla storia come la prima vittima di un'auto a guida autonoma. La donna, 49 anni, è stata investita da una vettura test Uber a Tempe, Arizona, alle 22.00 circa di domenica, mentre attraversava la strada spingendo la propria bicicletta al di fuori delle strisce pedonali.

Non si tratta del primo incidente che coinvolge veicoli a guida autonoma o semiautonoma. Nel 2016 Joshua Brown si schiantò contro il rimorchio di un autoarticolato al volante della sua Tesla Model S, che viaggiava in modalità Autopilot mentre l'improvvido guidatore guardava un film sul display di bordo. Anche alcune Google Car erano state protagoniste di piccole disavventure senza gravi conseguenze. Inoltre lo scorso anno, sempre a Tempe, una vettura di Uber era stata coinvolta in un tamponamento senza feriti.

Tuttavia quanto accaduto domenica è un fatto senza precedenti, sia per gravità che per implicazioni. Uber, dopo le pubbliche scuse e condoglianze, ha immediatamente annunciato la sospensione dei test non solo in Arizona ma anche a San Francisco, Toronto e Pittsburgh. Perlomeno fino a quando le autorità locali e la National Transportation Safety Board non avranno concluso le indagini. La NTSB ha infatti diramato un comunicato ufficiale, in cui si legge: “Le indagini riguarderanno le interazioni (delle auto, Ndr) tra l'ambiente, gli altri veicoli e soggetti vulnerabili quali pedoni e ciclisti”.

“Questa è un'altra grande dimostrazione di come la tecnologia di cui tanto parliamo stia evolvendo prima del tempo e che le nostre strade non sono necessariamente pronte al suo impiego”, il commento del prof. Bryan Reimer, studioso di comportamenti umanti e veicoli a guida autonoma del MIT.

“Questo tragico incidente – ha dichiarato il senatore Richard Blumenthal -, rende chiaro la autonoma è ancora lontana dall'essere realmente sicura per passeggeri, pedoni e guidatori. Nella nostra fretta di raggiungere l'innovazione non dobbiamo dimenticare la sicurezza”.

“Le nostre preghiere vanno alla vittima e i nostri cuori sono con la famiglia – il commento del governatore dell'Arizona attraverso il suo portavoce -. Il nostro ufficio è in comunicazione con le forze di sicurezza. La pubblica sicurezza è la nostra priorità e l'ultimo ordine esecutivo del governatore è volto a rafforzare le misure di sicurezza e a chiarire la responsabilità in questi incidenti”.

L'incidente di Tempe ha provocato reazioni politiche e altre ne seguiranno. Ma anche riflessioni. Nel 2016 sulle strade statunitensi sono morte 37.461 persone (fonte NHTSA), con circa 16 pedoni uccisi al giorno. E lo stesso Dipartimento dei Trasporti statunitense, nel documento Vision for Safety del 2017, aveva espresso la volontà “di sviluppare un quadro normativo che incoraggi, anziché ostacolare, lo sviluppo e la diffusione di veicoli con tecnologia automatizzata”. Tecnologie nelle quali le case automobilistiche stanno investendo miliardi di euro proprio per  progettare sistemi quanto più prossimi all'infallibilità. Almeno per il momento le macchine ribelli lasciamole a Hollywood. 

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