Da vecchiette dimenticate a tesori inestimabili: le auto che valgono una fortuna

Perché ora valgono così tanto?

Ma a cosa è dovuta questa esplosione, prezzo a parte? Dicono che “le persone diventano nostalgiche quando sono insoddisfatte del presente”. Già, per quanto ottime, tecnologiche, efficienti e spesso molto veloci, le auto moderne soffrono di una diffusa incapacità di emozionare; questo nonostante potenze che modello dopo modello lievitano insieme, però, a pesi, dimensioni e dotazioni elettroniche che, alla fine, allontanano il guidatore… dalla guida.

C’è poi la questione della mancanza di identità: se una volta ogni Casa offriva ai propri clienti caratteristiche identificative (come le sospensioni idropneumatiche di Citroën, la trazione posteriore di BMW, la chiave sul tunnel delle Saab o le soluzioni meccaniche raffinate di Alfa Romeo), oggi stiamo assistendo a un generale appiattimento, con le auto nuove che si diversificano una dall’altra solo per questioni estetiche e di marketing. Il tutto accentuato dalla formazione dei grandi Gruppi con il risultato che un’auto di un tale brand, molto spesso, non è altro che un’altra auto… ricarrozzata e con qualche chiccheria elettronica in meno per poter giustificare il prezzo inferiore di una o superiore dell’altra.

Con prezzi salatissimi, tempi d’attesa ciclopici e lo spauracchio dell’imminente rivoluzione elettrica, ecco che molti appassionati di auto, guida e meccanica si sono rifugiati nelle ventennali, ultimo baluardo di un modo di vivere, fare e pensare le auto che, forse, non tornerà mai più. Bastano veramente pochi metri al volante di uno di questi “ferri vecchi” per tornare ad assaporare emozioni ormai dimenticate, in un’epoca in cui anche 95-100 cv erano sufficienti per divertirsi e per provare emozioni forti.

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