Peugeot 205: la storia di una GTI alla francese

Peugeot 205: la storia di una GTI alla francese

Cambio ravvicinato e un assetto tarato su misura per scansare le curve. Non sarà stata un missile terra-terra, ma il divertimento è invece una garanzia

di Lorenzo Moro

28.08.2020 ( Aggiornata il 28.08.2020 16:21 )

È difficile non rimanere fatalmente ammaliati dalla Peugeot 205 GTI: appoggiata leggiadra su quattro cerchi da 14” a compositore telefonico, la riuscita semplicità della sua linea è incredibile, tanto che tutte le piccole Peugeot segmento B che sono venute dopo di lei (ultima 208 compresa) ne hanno mantenuto il caratteristico montante C, che non è mai stato così azzeccato come sulla 205.

Il modo in cui si allarga scendendo e scaricandosi sulla ruota, soprattutto nella 3 porte, è di una perfezione sublime.

Peugeot 205: la storia di una GTI alla francese FOTO

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Linee semplici, ma riconoscibili grazie al caratteristico montante C, e accenni di sportività per questa francese d’antan che regala un’esperienza di guida incredibilmente leggera, agile, naturale e confidente

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Grintosa e decisa

Anche gli accenni di sportività - codolini passaruota allargati e fendinebbia integrati - non la appesantiscono affatto, ma la rendono più grintosa e decisa. L’aspetto leggero e semplice inoltre è la perfetta introduzione per l’esperienza di guida: non cattiva né particolarmente aggressiva, ma incredibilmente leggera, agile, naturale e confidente.

La 205 GTI mille-e-sei non è una di quelle auto che alla seconda marcia che allunghi ti strappano le braccia e nemmeno una di quelle che alla prima curva presa un po’ allegra ti fanno sentire Sebastien Loeb.

Questa semplicemente, la si indossa come un guanto, diventandone il cuore, il telaio, le ruote, lo sterzo. Chiusa la leggera portiera e allacciata la cintura di sicurezza, la 205 GTI si trasforma in un agile esoscheletro di leggero metallo magistralmente sagomato. Che fa della purezza nelle sensazioni il suo cavallo di battaglia.

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Un amore curva dopo curva

Sono bastati pochi chilometri al volante di questa francese d’antan per farmene innamorare perdutamente: scivolo via curva dopo curva, intimamente legato a questi 900 kg scarsi, facendomi accompagnare da un motore, da un volante e da un cambio che ho amato dal primo istante. Proprio il cambio è una sorpresa, capisco ora perché molti di quelli che hanno l’1.9 ci montano quello dell’1.6. I rapporti corti e incredibilmente ravvicinati (in terza, quarta e quinta la caduta di giri è minima) riescono a regalare brio ad un motore che in alto ha il fiato forse un po’ corto, ma che si sposa alla perfezione con l’incredibile semplicità e leggerezza dell’auto regalando momenti di “cinesi estetica”.

Anno 1992, la Peugeot 205 GTI che abbiamo provato è una seconda serie, quella con il 4-in-linea XU5JA-B6D, evoluzione del precedente XU5JA da 105 cv ma dotato di otto valvole più grandi (all’aspirazione passano da 38,5 a 40,6 mm mentre allo scarico passano da 31,5 a 33 mm) e un albero a camme dal profilo più spinto, il tutto per raggiungere quota 115 cv. Queste modifiche rendono l’erogazione un pelo più appuntita, con il motore un po’ più vuoto sotto e più allegro in alto, anche se, in ogni caso, non ci si deve aspettare chissà quale belva.

L’erogazione tipica delle 8 valvole alla fine dei conti è un po’ così, piatta e tendente a soffocarsi una volta verso il limitatore. Scendendo da una qualunque auto un po’ più allegra e moderna (e magari 16V) la sensazione è che questo 1.6 sia poco potente, ma la verità è che la leggerezza e naturalezza con cui quest’auto si fa condurre fanno dimenticare tutto il resto, ci si rende conto che pur non andando particolarmente veloci ci si sta divertendo lo stesso, e questo è ciò che conta, non c’è sempre bisogno di esagerare.

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Il telaio è semplicemente spaziale, le sospensioni MacPherson all’anteriore e i bracci indipendenti al posteriore regalano emozioni a badilate, la precisione di guida e l’aderenza meccanica sono incredibili, lo sterzo e le piccole ruote a cui è attaccato è diretto e preciso come molte auto moderne possono solo sognarsi.

Come al solito, qui non bisogna basarsi sui numeri, bisogna solo guidare: basteranno pochi metri e ci si ritroverà a guidare con il coltello fra i denti, cercando l’ingresso aggressivo, la corda della curva, l’appoggio, dando gas in anticipo per sgusciare fuori dalle curve come sparati con la fionda. Sicuramente non affilata, comunque godibile come poche, questa macchina non stupisce con numeroni ma è pronta a donare momenti di indimenticabile piacere. Per chi guida e, perché no, anche per chi guarda.

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