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Peugeot 508 SW 2.2 Hdi, elegante e aggressiva

Pubblicato il 14 giugno 2011, 15:18

Presentazione

Non vi daremo certo una notizia sensazionale dicendovi che il cinque sta a metà strada tra il quattro e il sei. Però era bene ribadirlo perché non è casuale che per la sua ultima nata la Peugeot abbia voluto servirsi del 5 iniziale (ed era dai tempi della 505 del 1979 che ciò non accadeva) anziché chiamarla, come sarebbe stato più logico dopo 406 e 407, 408, cifra viceversa utilizzata per la versione tre volumi della 308 riservata ai mercati che apprezzano il genere. Già la numerazione chiarisce dunque dove vuol andare a parare la 508.
Chiamata a rimpiazzare tanto la 407 quanto la 607, coi suoi 4 metri e 79 di lunghezza in versione berlina, intermedi tra i 4 e 69 della 407 e i 4 e 90 della 607, alza il tiro nel segmento D. E sancisce tre cose. La prima è la rinuncia a competere nel territorio delle ammiraglie pure contro le inafferrabili tedesche. E a essere onesti, non c’è stata volta che i tre costruttori francesi ne abbiano beccata una, da vent’anni a questa parte, accontentandosi di servire con le ammiraglie nazionali l’Eliseo e altre amministrazioni pubbliche di casa loro.
La seconda: segna l’ingresso della marca nel settore delle quasi ammiraglie con una station wagon. Perché di familiari così importanti, e non tanto per un fatto di ingombri, la Peugeot non ne aveva mai fatte.
E arriviamo così al terzo elemento: apre una nuova stagione del design Peugeot, che dopo le bocche sguaiate degli ultimi anni punta sempre su un’ampia presa d’aria frontale come elemento distintivo ma lo fa con modi più sobri e convincenti. Per dire: il leoncino cromato che sovrasta la calandra c’è, come è giusto che sia, ma è solo appoggiato sul cofano, non più incastonato in una sua cornicetta: giusto incollato su un ben più discreto scasso della lamiera.
Poi ci sono le forme levigate del fianco e del posteriore che, sulla station ancora più che sulla berlina, danno all’insieme un’eleganza e un’aggressità che, a giudicare dai capannelli che si formano ai parcheggi, sta suscitando parecchio interesse. Sarà anche per via di quell’allure innegabilmente un po’ Audi ma non privo di una sua personalità. Dicevamo prima che deve, la 508, fare anche un po’ da ammiraglia. Per arrivarci le manca un sei cilindri, l’unico frazionamento cui aveva diritto la vecchia 607 e che verosimilmente non perché prestazioni analoghe sono ora possibili, quantomeno nel campo dei diesel, con un ben più ecologico quattro cilindri 2.2 che ha gli stessi cavalli (204) ma produce un terzo di CO2 in meno. SI stratta del motore più potente della gamma, che non solo ha ricevuto un’allestimento dedicato dal nome che è tutto un programma — GT — ma persino un avantreno specifico, completamente diverso da quello previsto per le altre versioni. Un’attenzione progettuale che sorprende — in un’epoca in cui i marketer contano più degli ingegneri – e i cui benefici effetti si notano semplicemente puntando il muso in autostrada oppure su un percorso ricco di curve e dandoci dentro: per quanto non sia nuovo che le Peugeot hanno in genere una valida resa dinamica la 508 SW supera ogni precedente esecuzione: veloce, precisa, equilibrata, dotata di un confort di primo livello, di un automatico praticamente perfetto e persino di consumi più che accettabili in relazione alle prestazioni specie nella guida autostradale, quella in cui i macinatori di chilometri che sceglieranno la 508 più spesso la impegneranno: quasi 13,5 km/litro non sono niente male per un’auto che, pur più leggera della 407, pesa comunque i suoi quasi 18 quintali.

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