Skoda Kamiq Black Dot, come va il Suv su misura per l'Italia

Kamiq Black Dots, una Skoda solo per noi. Il nuovo allestimento del Suv compatto boemo è stato concepito espressivamente ed esclusivamente per il nostro mercato. Con lo scopo di offrire una versione personalizzata, ma con un prezzo competitivo.

Un tassello, anzi un puntino per rimanere in tema con il nome, che mancava nella gamma della vettura. Kamiq, in commercio sul mercato italiano dal principio del 2020, copre il 29% delle immatricolazioni del Marchio sul nostro mercato. E’ la Skoda più venduta ai privati, superata da Octavia nel totale perché nelle flotte domina.

Kamiq Black Dots si inserisce nella gamma, con un prezzo di partenza di 25.350 euro si pone sopra all’essenziale allestimento Ambition, più economica dei Style (26.100) e Monte Carlo (28.400). Al centro della categoria degli sport utility compatti, che nel 2022 hanno rappresentato oltre un quarto (il 28%) del totale delle immatricolazioni.

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Al pari delle sorelle, in 4,24 metri di lunghezza offre uno spazio interno e un bagagliaio, da 400 a 1.395 litri, da media. La Black Dots aggiunge contenuti attraenti. In primis, tenendo fede al nome: in nero calandra,  gusci dei retrovisori, il lettering sul portellone, per Marca e modello.  Neri opachi i mancorrenti al tetto e gli inserti nei paraurti. Non passa inosserbata.

La dotazione di serie prevede ìi gruppi ottici in tecnologia full LED con AFS (Adaptive Frontlight System), i cerchi in lega da 17”, il climatizzatore automatico bi-zona con anche la doppia bocchetta di aerazione per la seconda file, il sistema di avviamento senza chiave KeyLess e le sellerie in tessuto misto pelle scamosciata sintetica, molto simile all’Alcantara.

Tra i sistemi di assistenza alla guida non è di serie il cruise control adattivo (ACC), ritenuto non essenziale data la vocazione cittadina dell’allestimento. Presenti il Front Assistant con frenata automatica e riconoscimento di ciclisti e pedoni e il Lane Assistant che che mantiene all’interno della carreggiata. Rispetto a Kamiq Style è assente il navigatore: non se ne sente la mancanza, ci sono i protocolli per l’interfaccia smartphone Apple CarPlay e Android Auto che facilitano il compito.

Un classico le tre motorizzazioni, tutte a benzina, niente elettrificazione. Dal 1.0 a tre cilindri da 95 cavalli, con cambio manuale, al 1.0 da 110 cv, a 6 rapporti o col DSG (1.500 euro) per finire con il meno popolare, per la categoria, 1.5 4 cilindri da 150 cv, sempre con la doppia opzione per il cambio. La versione a metano, che qualche tempo fa aveva raggiunto il 30% delle vendite, non è disponibile con la Black Dots: il caro gas l’ha resa poco appetibile.

La Black Dots su strada

Ci siamo concentrati sulla versione d’attacco, col “mille” da 95 cavalli abbinato al manuale a 5 marce. Pratica, con il vezzo di un aspetto ammiccante. Su un tragitto urbano e collinare il tre cilindri turbo nella sua versione più tranquilla, comunque con 175 Nm di coppia da 1.600 giri, ha mostrato un rendimento egregio. Non inficiato dai 1.200 kg – non tanti per un Suv – di massa. Accoglie in un abitacolo arioso ottimo lo spazio riservato ai passeggeri posteriori.

Kamiq Black Dots non è una bruciasemafori, ma resta elastica, col tre cilindri lesto a riprendere intorno ai duemila giri. Consuma poco, prospetta una autonomia di  800 km, grazie al serbatoio da 50 litri.

L’altezza da terra di 18,2 centimetri la rende pragmatica anche nei passaggi urbani più complicati o nei parcheggi più fantasiosi. Una city suv di personalità e personalizzata.

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