Lamborghini ed economia circolare, l’importanza del riciclo

Lamborghini ed economia circolare, l’importanza del riciclo

La storica azienda emiliana, già carbon neutral a livello di stabilimenti produttivi, dà una seconda vita ai materiali di scarto e abbatte le emissioni con l’aiuto di 10.000 alberi

di Gianluca Guglielmotti

29.06.2022 ( Aggiornata il 29.06.2022 13:21 )

Chi vi scrive è appena arrivato a Roma. Scesi dal treno, il termometro della stazione Termini segna 40 gradi. Chiunque si renderebbe conto che c’è qualcosa che non va. Checché ne dicano finti esperti e professori da social network, il cambiamento climatico è in atto. Bisogna agire, e in fretta. Lo sa bene Lamborghini: l’azienda italiana, infatti, si batte per la tutela di clima e ambiente dal 2009, con processi produttivi innovativi, raggiungimento della carbon neutrality (zero emissioni di CO2, ndr) e riciclo di pellami e fibra di carbonio, oltre al contributo di 10.000 alberi di quercia piantati nel parco adiacente l’azienda, vero “polmone verde” che ha anche funzione di biomonitoraggio.

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Lamborghini Direzione Cor Tauri, elettrificazione e carbon neutrality

Con un investimento di 1,8 miliardi di euro, il più alto nella storia del Marchio, Lamborghini vuole raggiungere la piena decarbonizzazione. Innanzitutto la strategia “Direzione Cor Tauri”, annunciata da CEO Stephen Winkelmann lo scorso anno, punta alla totale elettrificazione della gamma strutturandosi in tre fasi: celebrazione del motore a combustione interna (ad esempio quella del V12 aspirato con la Aventador Ultimae), transizione ibrida (entro fine 2024) e 100% elettrico intorno al 2025. In secondo luogo, la filosofia “evitare, ridurre, compensare”, ovvero evitare le emissioni all’origine, cercare di contenerle quando inevitabili e compensare le rimanenti con l’acquisto di carbon credits, titoli equivalenti a una tonnellata di CO2 non emessa o assorbita tramite un progetto di tutela ambientale.

A proposito, l’azienda di Sant’Agata Bolognese è già CO2 neutrale dal 2015 a livello di stabilimento, nonostante il raddoppio di produzione ed estensione da 80 a 160.000 mq, grazie anche all’impiego di impianti fotovoltaici che permettono di produrre “in casa” l’energia elettrica necessaria e risparmiare 2.000 tonnellate di anidride carbonica ogni anno. Basti pensare che la Torre 1963 (numero importante che coincide con l’anno di fondazione) ha ottenuto la prestigiosa certificazione LEED Platinum con il più alto punteggio in Italia. Inoltre, il sito produttivo nel cuore della Motor Valley emiliana dispone di sistema di teleriscaldamento, con 6 km di tubazioni soterraneee che portano acqua riscaldata a biogas proveniente dalla vicina Nonantola, e impianti di trigenerazione; questi ultimi permettono di produrre elettricità, calore e freddo tramite gas naturale e coprono quasi il 35% del fabbisogno energetico dell’azienda.

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Economia circolare come pilastro

L’economia circolare è un tema centrale per l’azienda emiliana, che ha ottenuto per il secondo anno consecutivo il Green Star Award. Estrema attenzione viene data a processi produttivi come quello di verniciatura della Urus: nel nuovo reparto, fondato nel 2018, si risparmia il 25% di energia rispetto a prima e le tinte utilizzate sono al 95% composte da acqua; quella reflua viene raccolta e riutilizzata per riscaldare o raffreddare lo stabile. Continuando a parlare di Urus, è stata resa sostenibile anche la logistica: le scocche da verniciare, infatti, arrivano a Sant’Agata tramite rotaia e non più trasportate su strada, con un risparmio fino all’85% di emissioni di CO2.

Altro punto fondamentale è il riciclo dei materiali utilizzati durante la produzione, in particolare pelle e fibra di carbonio, a cui viene data una vera e propria seconda vita. Alcune parti dei pellami impiegati per sellerie e rivestimenti interni presentano, spesso, piccole imperfezioni naturali legate alla vita dell’animale. Dopo un’accurata selezione, effettuata sia da operatori umani che da macchinari all’avanguardia, le pelli che teoricamente sarebbero destinate allo smaltimento vengono riutilizzate in collaborazione con la Cooperativa Cartiera di Marzabotto, laboratorio italiano di moda etica che impiega persone in condizioni di svantaggio. Per quanto riguarda gli elementi in carbonio, tutti gli scarti di fibra vengono raccolti e riciclati per la realizzazione di componenti non strutturali e sottoprodotti quali gadget come bracciali e portachiavi.

Il Parco Lamborghini, polmone verde dell’azienda

Sempre nell’ottica di sostenibilità ambientale e assorbimento e monitoraggio dei livelli di anidride carbonica, Lamborghini ha realizzato un parco a meno di 500 metri dagli stabilimenti. Il progetto ecologico, realizzato in collaborazione con le università di Bolzano, Bologna e Monaco di Baviera, consiste in un’area verde di circa 7 ettari all’interno della quale sono stati posizionati 10.000 alberi di quercia. Questi, disposti in modo da studiare anche la piantumazione più efficace dal punto di vista dell’assorbimento di CO2, contribuiscono anche al mantenimento della biodiversità locale. Inoltre, il parco ospita anche un apiario composto da 13 arnie: le api, costantemente monitorate tramite analisi di polline raccolto e miele prodotto, risultano un importante indice di qualità dell’ambiente.

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