Città 30, Salvini firma la direttiva: ma Bologna non ci sta

Città 30, Salvini firma la direttiva: ma Bologna non ci sta© LaPresse

Il ministro dei Trasporti frena i Comuni, ma arriva subito la riposta del sindaco Lepore: “Andiamo avanti”

di Redazione

05.02.2024 ( Aggiornata il 05.02.2024 16:50 )

Bologna Città 30, un argomento che sta tenendo banco da ormai un paio di settimane, da quanto la nuova mobilità si è attivata ufficialmente (era il 16 gennaio 2024). Ne abbiamo sentite di tutti i colori, è il caso di dirlo. Ci sono le polemiche e il traffico aumentato, ci sono i numeri - che dicono che gli incidenti sono diminuiti del 21% rispetto allo scorso anno -, c’è stato pure il ministro Salvini che è intervenuto a più riprese sulla faccenda, dicendosi in disaccordo con il sindaco di Bologna Lepore. Dalle parole ai fatti, Salvini ha firmato il 1° febbraio la direttiva, valida in tuto il territorio nazionale, riguardo ai limiti di velocità nei Comuni.

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Cosa dice la direttiva di Salvini

Cosa dice tale direttiva (che ufficialmente si chiama “Limiti velocità comuni n. 4620" del 1° febbraio 2024")? Ve lo spieghiamo subito. Il limite di 30 km/h è accettabile, ma solo dove necessario, ovvero su “strade o tratti di strada tassativamente individuati, nonché giustificati laddove sussistano particolari condizioni che giustificano l’imposizione di limiti diversi”, per esempio nei pressi di ospedali, scuole, asili, centri sportivi. Che è un altro modo per dire, facciamo un passo indietro e torniamo ai vecchi limiti di velocità.

I motivi alla base di questa decisione sono “la sicurezza e la scorrevolezza del traffico”, spiega Salvini, in virtù di una rivalutazione - nel tempo - della fattibilità del limite di velocità a 30 km/h su un numero di strade così alto.

La risposta di Bologna

Adesso viene da chiedersi cosa succederà. Di norma, se le ordinanze degli enti locali non sono in accordo con le direttive del ministero possono essere modificate dal ministro, che può “incaricare gli uffici territoriali del ministero a effettuare controlli di merito in relazione a tali provvedimenti”.
Nel frattempo, il sindaco di Bologna Matteo Lepore è intervenuto sull’argomento, sottolineando il rischio di aprire la strada a migliaia di ricorsi: “Leggendo la direttiva sembra che ci sia spazio per far partire migliaia di ricorsi, nell’una e nell’altra direzione, e io non credo che si possa governare abdicando al proprio ruolo di responsabilità. Ma non si può fare una direttiva per aprire a dei ricorsi: sarebbe davvero paradossale. Un governo deve decidere e dire cosa fare. Aprire ai ricorsi, in tutti e due i sensi, significa creare una giungla dove solo le città più forti rimarranno in piedi. Il Comune di Bologna ha le spalle abbastanza larghe per farlo, ma i Comuni più piccoli sarebbero travolti da un peso burocratico inutile e dannoso”. E conclude: “Bologna con città 30 ha posto un tema politico. Città 30 è un progetto politico, realizzato dopo che sono state raccolte 20mila firme dei cittadini, e che per questo era nel mio programma elettorale. La risposta del governo è burocratica”.

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