Non solo elettriche dalla Cina, il 2025 moltiplicherà le ibride inEuropa

La motorizzazione complessivamente più apprezzata in Europa tra quelle elettrificate inizia a essere un altro terreno di sfida dei marchi cinesi. I "rischi" delle PHEV da 300 km in elettrico

09.12.2024 ( Aggiornata il 10.12.2024 13:09 )

Con un elettrico tutt'altro che trainante, per usare un eufemismo, nella domanda in Europa (14,8% la quota di mercato delle nuove immatricolazioni nei primi 10 mesi dell'anno, dati Acea), siamo certi dell'attualità assoluta dei dazi sulle BEV prodotte a Pechino?

Il confronto tra istituzioni continua e una soluzione non pare imminente.

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L'export di ibride dalla Cina triplicato

Piuttosto, con una quota di acquisti pari al 38% delle immatricolazioni in Europa, si segnala la forza delle motorizzazioni ibride e ibride plug-in. Una tecnologia sulla quale la "coperta" dei dazi non opera e, non casualmente, nel 2024 ha iniziato a essere terreno di proposta ed esportazione da parte dei costruttori cinesi.

Secondo i dati diffusi dalla China Passenger Car Association, diffusi dall'agenzia Reuters, tra luglio e ottobre sono triplicati i volumi di auto ibride cinesi esportate in Europa: 65.800 unità e il 18% delle vendite complessive nel terzo trimestre delle case cinesi nel Vecchio Continente. Rappresentavano il 9% nel Q1. 

Maggiore offerta di modelli nel 2025

Le previsioni degli analisti di Counterpoint Research sono di un aumento ulteriore delle esportazioni di auto ibride nel corso del 2025. I modelli non mancano, Byd sta puntando forte sul suv Seal U DM-i, MG ha un'offerta di full hybrid ben articolata con la nuova MG 3 e la nuova ZS. Tutti molto competitivi sui prezzi di listino. Finanche DFSK ha pronto il suo grande suv E5 PHEV. Fino a Geely. Ecco, tutte opzioni che sfuggono alle maglie dei dazi.

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C'è di più. Le ibride plug-in, per molti costruttori europei, si affacciano come una necessità per contenere le emissioni di CO2 in vista dei target di risultato fissati dall'Europa nel 2025. Ma in un mercato sul quale le alternative cinesi iniziano a contare - e nel 2025 sono attesi altri modelli al debutto -, questo rappresenta un metro di paragone, sui prezzi di listino, impegnativo per molti player europei.

Se la tecnologia plug-in hybrid ha vissuto, negli anni immediatamente a cavallo del Covid - tra 2019 e 2021 - un netto raffreddamento dell'interesse per i limiti della ricarica, tali da guardare alle PHEV con un'ottica di utilizzo più vicina a un'elettrica che non a una termica, il quadro tra 2023 e 2024 è cambiato.

PHEV cinesi da 300 km con CATL

Tornano in auge nell'offerta dei costruttori e l'evoluzione tecnologica ha portato valori di autonomia tra i 100 e 130 chilometri quale soglia di riferimento per i migliori modelli europei dal segmento C in su (gruppo Volkswagen, Mercedes, BMW). Ecco, il rischio che i cinesi attuino una fuga in avanti anche sulle PHEV è concreto. Gli sviluppi a cui lavorano Catl e Byd sulle batterie, l'offerta in Cina di modelli dall'autonomia elettrica in quota 300 km, se trasferiti sul mercato europeo riposizionerebbero l'asticella anche sulle ibride ricaricabili. Con buona pace dei dazi.

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