ASI punta sui biocarburanti per rendere sostenibili i veicoli d'epoca

ASI punta sui biocarburanti per rendere sostenibili i veicoli d'epoca© ASI

La sperimentazione hsu una Lancia Stratos ha dato esiti positivi: i risultati mostrati presso la Biblioteca della Camera dei Deputati

di Redazione

20.02.2025 ( Aggiornata il 20.02.2025 16:05 )

Alimentare auto e altri veicoli d’epoca con i biocarburanti, per ridurre significativamente il loro impatto ambientale e renderli così ancora più fruibili: è l’obiettivo di ASI, l’Automotoclub Storico Italiano, che insieme a diversi partner ha avviato una sperimentazione finalizzata a rendere i carburanti sostenibili disponibili per gli utilizzatori di mezzi storici. I risultati di questa fase di sperimentazione sono stati illustrati presso la biblioteca Nilde Iotti della Camera dei Deputati, alla presenza del vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, il presidente di ASI, Alberto Scuro, e alcuni specialisti del settore.

Auto storiche poco incisive, ma tutti devono fare la propria parte

Il settore automobilistico, ha spiegato Giovanni Ferrara, Professore Ordinario Scuola di Ingegneria di Firenze, è responsabile di una quantità limitata delle emissioni climalteranti, che diventano ancora minori se si considera la sola Italia e in particolare le vetture storiche. Come precisato da Francesco Di Lauro, Presidente Commissione ASI Green, le vetture riconosciute dall’ente nel nostro Paese sono appena 150mila su un parco circolante di oltre 40 milioni di vetture, con una percorrenza media di circa 1.000 km all’anno. Sebbene si tratti quindi di un piccolo numero di vetture che vengono usate in maniera molto limitata, è unanime l’impegno al fare la propria parte per la tutela dell’ambiente, partecipando alla riduzione delle emissioni, sia per quanto riguarda la CO2 che le altre sostanze inquinanti.

“Dal 1950 la richiesta energetica del pianeta è aumentata 6 volte, e alcuni Paesi come Cina e India hanno un trend di crescita enorme, quindi la linea non si andrà ad appiattireha proseguito il professor Ferrara – Nel 1850 è stato depositato il primo brevetto del motore Barsanti e Matteucci, nel 1899 la prima auto che superò i 100 orari. Il primo era alimentato idrogeno, la seconda era elettrica: per pensare al futuro occorre guardare al passato a sottolineare come certe tecnologie siano tutt’altro che nuove, e che è necessario considerare tutte le soluzioni per poi scegliere le più adatte. “Cosa c’è di sbagliato nel motore a combustione interna? Il problema non è il motore ma il combustibile, non la tecnologia ma la fonte che utilizziamo ha spiegato il docente della Scuola di Ingegneria di Firenze.

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Positivi i risultati della sperimentazione sui biocarburanti

Francesco Di Lauro, Presidente Commissione ASI Green, ha poi voluto fare una precisazione, criticando il sistema che considera come “emissioni zero” le vetture elettriche, sostenendo che invece è necessario considerare l’intero ciclo di vita dell’auto, dalla fase di progettazione e produzione a quella di smaltimento. I veicoli d’epoca, che pure hanno emissioni chilometriche più elevate rispetto alle vetture moderne, l’impatto dell’intero ciclo di vita è ridotto in quanto l’inquinamento causato dalla produzione del mezzo è stato assorbito in decenni di vita, mentre lo smaltimento non è neppure considerato. Infine, Di Lauro ha sottolineato come anche la manutenzione delle storiche sia a basso impatto in quanto tendenzialmente basata sui principi del riuso e riciclo.

I biocarburanti possono poi fare il resto: “Dobbiamo dare alle prossime generazioni le stesse opportunità che abbiamo avuto noi. Noi dell’ASI riteniamo che il veicolo storico sia un vettore di crescita, cultura e innovazione. Serve da ispirazione alle prossime generazioni di innovatori. In generale si pensa a vecchie auto che al più sono divertenti o belle. Il veicolo storico non è mobilità, connettività o efficienza, ma c’è il patrimonio di un Paese, costume, moda, arte, opportunità di lavoro, abilità da tramandare, che per giunta viene utilizzato in modo gentile ha spiegato Di Lauro.

I risultati della sperimentazione dei biocarburanti sulle auto storiche sono stati illustrati da Simone Casadei, Expert Sostenibilità dei Trasporti, Team Mobilità Sostenibile InnovHub SSI della CCIAA di Milano Monza Brianza Lodi. I test sono stati effettuati in laboratorio con una Lancia Stratos dei primi anni ‘70, confrontando consumi ed emissioni alimentando il veicolo prima con benzina commerciale e poi con biocarburante. I risultati sono estremamente positivi, in quanto sono state notate riduzioni significative delle emissioni di quasi tutti i principali inquinanti, anche nell’ordine del 30-40%.

Anche i test in pista hanno evidenziato come non ci siano sostanziali differenze nella prestazioni e nella guida rispetto alla benzina tradizionale.

Biocarburanti, criticità e vantaggi

Ma è possibile produrre una quantità sufficiente di biocarburanti, e soprattutto quali sono i costi? A questa domanda ha provato a rispondere Paola Giudicianni, Ricercatore di Scienze e Tecnologie per l’Energia e la Mobilità sostenibili (CNR).L’elettrificazione ha risvolti negativi come l’uso di materiali non rinnovabili con alta intensità di sfruttamento. L’integrazione tra motori tradizionali ed elettrici è la chiave. Avere pluralità tecnologica anche in termini di produzione è molto importante, rende il sistema più resiliente e meno soggetto al costo e alla disponibilità delle materie prime, permettendo di capire quale sia il combustibile e il processo migliore in un determinato contesto”.

In particolare, ha proseguito la Giudicianni, i biocarburanti hanno il vantaggio di poter essere realizzati sfruttando scarti dell’industria agricola e alimentare, con la possibilità di integrare la produzione con coltivazioni ad hoc su terreni altrimenti non produttivi e perfino contaminati. Il problema della frammentazione della produzione potrebbe essere un’opportunità per favorire un sistema parzialmente decentralizzato, mentre gli alti costi possono essere ammortizzati affiancando la produzione dei biocarburanti a quella di altri materiali con elevato valore di mercato.

I biocarburanti, per quanto non inclusi tra le possibili soluzioni contemplate dall’Unione Europea (a differenza degli e-fuel) daranno la possibilità di ridurre significativamente le emissioni di CO2 e altri inquinanti, senza necessità di particolari infrastrutture e senza dover modificare i motori. Inoltre, ha sottolineato ancora Scuro, si tratta di un ciclo virtuoso in quanto non viene immessa nell’atmosfera nuova anidride carbonica proveniente dal sottosuolo come nel caso dei combustibili fossili, ma ci si limita a reimmettere quella che è stata precedentemente assorbita dalle piante che vengono usate per realizzare il biocarburante.

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