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Francesco Forni
16 set 2025
Il primo dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica europea è stato un elefante che ha partorito un topolino? Nelle parole di Massimo Artusi, presidente di Federauto, l’incontro non ha offerto prospettive concrete per il settore.
Secondo Artusi, la riunione tra Ursula von der Leyen e i principali costruttori si è ridotta a una sequenza di dichiarazioni formali. «Il confronto è stato deludente, trasformandosi in uno scambio di convenevoli tra chi difende una scelta ideologica e chi la sostiene per accedere a risorse».
Il presidente dei concessionari sottolinea come l’attenzione sia apparsa più rivolta agli equilibri politici che alle conseguenze economiche e industriali. Ogni giorno cittadini e imprese affrontano le ricadute di una strategia percepita come eccessivamente rigida.
La Commissione ha ribadito l’obiettivo di rafforzare l’offerta di auto elettriche compatte. I Costruttori, invece, hanno chiesto più infrastrutture di ricarica e incentivi, definendo prioritaria la creazione di condizioni reali per la transizione.
Artusi ha ricordato come le posizioni non abbiano introdotto elementi di novità. L’ACEA aveva già richiesto «un approccio politico pragmatico, flessibile e tecnologicamente neutrale» alla decarbonizzazione, linea condivisa da Federauto e ritenuta più vicina alle esigenze del mercato.
I concessionari restano però esclusi dal tavolo europeo, nonostante rappresentino l’anello diretto con i cittadini. Secondo Artusi, Bruxelles continua a privilegiare i segmenti di auto elettriche, batterie e tecnologie autonome, trascurando un equilibrio tra soluzioni differenti.
La dichiarazione di von der Leyen, «Combineremo la decarbonizzazione con la neutralità tecnologica», viene giudicata poco coerente. Per Artusi mancano misure credibili a sostegno di un reale pluralismo industriale.
La situazione appare ancora più fragile nel trasporto pesante. Per furgoni e camion le quote elettriche rimangono marginali, ma la Commissione punta solo a condizioni abilitanti, senza cogliere le difficoltà operative delle imprese del settore.
«Se la revisione dei target CO2 dovesse limitarsi a soluzioni che richiedono risorse enormi, senza ammettere biocarburanti e motorizzazioni ibride preferite dal mercato, si rischia un fallimento di sistema», ha osservato Artusi.
Federauto propone un percorso che integri più tecnologie, capace di rispondere a una domanda variegata. I cittadini, spiega Artusi, «non chiedono tasse trasformate in incentivi, ma la libertà di scegliere l’auto più adatta alle proprie esigenze».
Il presidente ha inoltre ricordato che il contesto europeo non può ignorare dinamiche economiche e geopolitiche. Con spese militari crescenti, le politiche industriali devono garantire sostenibilità effettiva, evitando un’imposizione di un unico modello produttivo.
Le stime evidenziano una crescita dell’elettrico con circa il 15% del mercato auto nel 2024. Nel comparto dei furgoni la quota non supera il 3%, mentre i camion elettrici restano sotto l’1%.
Secondo Federauto, il futuro passa da un mix che comprenda biocarburanti, motorizzazioni ibride oltre 150 cavalli e nuove generazioni di auto elettriche compatte, affiancate da infrastrutture di ricarica capillari e piani di sostegno realistici.
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