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Fringe benefit auto: rimborsi per le ricariche escluse dal calcolo del beneficio

Luca Talotta
25 set 2025
L’Agenzia delle Entrate, con la Risposta n. 237/E del 10 settembre 2025, ha chiarito che i rimborsi spese per la ricarica elettrica (o ibrida plug-in), riconosciuti ai dipendenti che usano vetture aziendali concesse in uso promiscuo, non riducono il valore del fringe benefit da tassare.
Come funziona il regime forfetario
- L’art. 51, comma 4, lett. a) del TUIR stabilisce che il valore del veicolo concesso in uso promiscuo si determina forfetariamente tramite le tabelle ACI, differenziate a seconda del tipo di alimentazione del veicolo (elettrico, ibrido, etc.).
- In altre parole, il valore convenzionale stabilito dalle tabelle ACI include già, nella determinazione forfetaria del fringe benefit, l’elemento “carburante”/“energia”, nel caso dell’elettrico.
Cosa significa nel concreto
- L’azienda può mettere a disposizione del dipendente una card aziendale per ricaricare il veicolo elettrico o ibrido plug-in presso colonnine pubbliche, sostenendo il costo, anche per uso privato, entro un limite chilometrico annuo stabilito.
- Se il dipendente supera tale limite di uso privato, l’eccedenza può essere addebitata al dipendente.
- Tuttavia, questo addebito non può ridurre il valore del fringe benefit determinato forfetariamente dalle tabelle ACI: il calcolo della tassazione resta invariato.
Perché questa decisione può ingiustamente penalizzare i lavoratori
1. Mancata compensazione dei costi effettivi
Se il dipendente sopporta una parte del costo delle ricariche (per uso privato o eccedenze chilometriche), ci si aspetterebbe che ciò si riflesse sulla base imponibile: ma l’Agenzia stabilisce che non vi è alcuna riduzione del beneficio forfetario in tali casi.
2. Fragilità del concetto “forfetario”
Il regime forfetario si difende come semplificazione, ma finisce per diventare un vincolo rigido che non tiene conto delle reali spese dei lavoratori: nel contesto energetico attuale, i costi per ricariche elettriche possono essere rilevanti, e non riconoscerli rischia di essere inefficace, sgradito e anche poco equo.
3. Incentivi ambientali indeboliti
Tra le motivazioni delle modifiche normative recenti (legge di bilancio 2025, art. 1 comma 48, legge 207/2024) c’è la volontà di incentivare veicoli meno inquinanti, abbassando la percentuale impressa nelle tabelle ACI per veicoli elettrici e ibridi plug-in.
Ma se i rimborsi per l’energia elettrica non riducono il fringe benefit, l’effetto incentivante resta parziale: si riduce il carico fiscale solo sulla componente convenzionale, non su tutti i costi effettivamente sopportati.
Cosa fare per aziende e lavoratori
- Aziende debbano essere trasparenti nelle policy interne relative al limite chilometrico annuo per uso privato, e stabilire accordi chiari su come verranno trattate le eccedenze.
- Lavoratori dovrebbero verificare bene la policy aziendale, controllare se viene addebitato qualcosa in busta paga per l’eccedenza chilometrica, e valutare se sia davvero conveniente l’uso promiscuo in base al costo effettivo delle ricariche.
- Occorre un aggiornamento normativo che tenga conto degli aumenti dei costi energetici reali e permetta una maggiore equità fiscale anche per chi utilizza veicoli elettrici.
Il quadro normativo completo
- Art. 51, comma 4, lett. a) del TUIR — disciplina del fringe benefit per veicoli in uso promiscuo.
- Circolare 23 dicembre 1997, n. 326 — chiarimenti storici sul criterio forfetario e uso delle tabelle ACI.
- Risposta a interpello n. 237/E del 10 settembre 2025 — il nuovo chiarimento specifico sulle ricariche.
- Risposta a interpello n. 421/2023 — sul rimborso delle spese di energia elettrica domestica, già qualificato come rimborso monetario imponibile se sostenuto dal dipendente.
- Legge di bilancio 2025, art. 1 comma 48, legge n. 207/2024 — le nuove percentuali ridotte per veicoli elettrici, ibridi, etc.
La decisione dell’Agenzia delle Entrate conferma una linea rigida: energia elettrica e ricariche sono già implicitamente incluse nella valutazione forfetaria con le tabelle ACI, per cui non si possono usare i rimborsi o i costi sostenuti dal lavoratore per ridurre la base imponibile. È una soluzione che può sembrare ingiusta per chi ha spese reali elevate, soprattutto ora che la mobilità elettrica dovrebbe essere incentivata al massimo.
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