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Verso una mobilità privata democratica

Angelo Sticchi Damiani, presidente ACI, sostiene che i Comuni non devono privilegiare categorie a scapito di altre. Il cittadino deve poter scegliere

Verso una mobilità privata democratica

19 mag 2020

Nel male diffuso, qualcosa di buono il lockdown ce lo ha insegnato. Lo sostiene Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobile Club d’Italia. "L’isolamento ci ha insegnato due cose importanti. Primo, che è possibile lavorare in smart working, risultare efficienti a distanza e ottimizzare il tempo. Due mesi fa non lo immaginavamo. A Roma, dove si impiega anche un’ora e mezza per raggiungere il posto di lavoro, lo smart working ha permesso di svolgere all’80% lo stesso lavoro che si faceva dagli uffici. E ha consentito di sottrarre meno tempo alla famiglia e non caricarsi di costi di spostamento. Questa esperienza si rivelerà un grande vantaggio per le pubbliche amministrazioni e gli enti statali. Ma andrà regolamentata".

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Il secondo aspetto positivo qual è?

"Abbiamo avuto la riprova che non è l’automobile la responsabile dell’inquinamento! A Roma, senza traffico e dopo un fermo auto di un mese, c’è stato un aumento dell’inquinamento. Lo dimostra la ricerca di un ente inglese. Il motivo è che la gente, stando chiusa in casa d’inverno, ha usato di più il riscaldamento delle abitazioni. È la prova che le auto incidono quasi nulla sull’inquinamento ambientale. E questo dovrebbe far riflettere l’opinione pubblica sul tema della mobilità privata e dell’automobile".

Però proprio a proposito di mobilità privata o pubblica, pare che i comuni vogliano penalizzare l’auto invece di vederla come una soluzione...

"È vero. Si sta diffondendo l’idea di restringere in certe città le corsie per le auto creandone altre per le biciclette. Lo ritengo sbagliato! L’hanno appena fatto a Corso Buenos Aires, a Milano. Col risultato di aver provocato ingorghi riducendo lo spazio per le auto mentre le corsie per le bici restano quasi deserte. Considero un errore privilegiare un tipo di mobilità rispetto ad un’altra".

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Cosa fare allora?

"Si dovrebbe tener conto di tutte le esigenze. La bicicletta è un mezzo bellissimo, ma più di svago che di lavoro. Non è la soluzione per tutti: per la mamma che deve andare a fare la spesa o per l’anziano che sui pedali può rischiare cadute o incidenti. Io auspico una sorta di democratizzazione della mobilità privata: ognuno scelga il proprio mezzo ideale senza che l’amministrazione comunale forzi la mano a favore di una o dell’altra categoria. Il maggior segnale di democrazia verso i cittadini è far scegliere a chiunque come preferisce muoversi: in bici, in scooter, in moto, in monopattino o in auto".

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