Il Ministro Cingolani: "L'Italia può diventare leader nelle rinnovabili"

Il Ministro Cingolani: "L'Italia può diventare leader nelle rinnovabili"

Secondo il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, l'Italia può puntare a un ruolo da protagonista nel settore dell'energia rinnovabile. Ma per essere davvero green serve un dibattito complesso a livello internazionale

di Lorenzo Lucidi

21.09.2021 ( Aggiornata il 21.09.2021 17:17 )

Forte sostenitore delle energie rinnovabili e di recente al centro di numerose polemiche relative all'uso del nucleare di quarta generazione, Roberto Cingolani ha chiarito la propria posizione e la propria visione del futuro energetico italiano in una lunga intervista all'Espresso. Il Ministro della Transizione Ecologica, che il 1° ottobre sarà ospite della giornata di talk del nostro evento Rom-E, ha spiegato come il destino dell'Italia sia quello di diventare una potenza energetica, sfruttando quello che è il nostro “petrolio”, ossia il sole. Che potrebbe consentire al nostro Paese di diventare “gli Emirati arabi del futuro”. Ma, avverte il Ministro, il lavoro da fare è ancora moltissimo: dalla burocrazia fino alla percezione che i cittadini hanno del cambiamento climatico. E il tempo per agire è assai ristretto.

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Quello della Transizione Ecologica è un Ministero nuovo di zecca, nato in questo 2021, insieme al Governo guidato da Mario Draghi. Tuttavia, a dispetto della recentissima storia, si tratta di uno dei dicasteri più importanti di questa fase storica. Non fosse altro per via della consistente percentuale dei fondi del PNRR (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che vi è stata destinata. Ben 68,6 miliardi, che dovranno contribuire a rendere sempre più green il nostro Paese. A gestirli, uno dei Ministri presi in prestito da altri settori esterni alla politica: Roberto Cingolani, fisico e accademico con esperienze internazionali, nonché appassionato di motori ed ex membro del CDA Ferrari. E di recente al centro di un vortice di polemiche a causa delle proprie aperture nei confronti dell'energia nucleare con “tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante”.

Cingolani, che sarà ospite del nostro evento Rom-E il 1° ottobre nel corso del talk che vedrà coinvolti, tra gli altri, la Sindaca di Roma Virginia Raggi, il patron della Formula E Alejandro Agag, il CEO della UIM E1 Series Rodi Basso e altri ancora, ha deciso così di chiarire la propria posizione. Aggiungendo, nel corso di un'articolata intervista rilasciata all'Espresso, numerosi spunti, precisazioni, obiettivi e idee per quello che sarà il futuro energetico dell'Italia.

Innanzitutto, da parte del Ministro, una nota positiva: «(come Europa) siamo quelli più avanti di tutti; partiamo da un livello superiore a quello degli altri continenti, sia da un punto di vista della circolarità che da quello energetico» ha spiegato Cingolani. Che poi ha aggunto: «L’obiettivo indicato dalla Commissione europea, riduzione al 2030 delle emissioni del 55 per cento rispetto al 1990 (indicato dal pacchetto di proposte Fit for 55), testimonia la volontà europea di attivare un processo di de-carbonizzazione serio e rapido. Poi, certo, i modelli sono diversi da Paese a Paese: la Germania sta potenziando il gas perché ha un sistema manifatturiero che non può andare solo a rinnovabili, ma fa carbon capture per compensare. La Francia produce energia nucleare, con costi elevati dal punto di vista della manutenzione ma con vantaggi in termini di produzione. I Paesi dell’est sono molto legati al carbone e avranno maggiori difficoltà».

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La situazione dell'Italia nella visione del Ministro

E l'Italia? Secondo il Ministro, ci troviamo in una situazione positiva: «Abbiamo una buona tradizione sulla circolarità. Dal punto di vista della produzione energetica, abbiamo fatto un piano che è sicuramente il più ambizioso di tutti: prevediamo di aumentare la capacità di rinnovabile di 70 gigawatt nei prossimi 9 anni». Il futuro del nostro Paese, spiega Cingolani, può essere visto con ottimismo se ci concentreremo sulla produzione di rinnovabili, investendo soprattutto per sfruttare il sole. «Da questo punto di vista in Italia abbiamo una fortuna: nel XXI secolo siamo come le nazioni ricche che prima avevano il petrolio. Con il più alto irraggiamento per metro quadro in zona ricca, siamo gli Emirati Arabi del futuro. L’attuale aumento del prezzo del gas ci sta indicando che questa è l’unica strada: se non vogliamo avere bollette energetiche stratosferiche, dobbiamo sfruttare questa potenzialità, superando le resistenze e anche con soluzioni innovative».

Da qui, il chiarimento sul nucleare: «Ho semplicemente detto che la Francia sta studiando la quarta generazione di reattori, quelli non radioattivi, e ha chiesto all’Europa di considerarli verdi. Ma voglio chiarire: il nucleare da noi al momento non è un’opzione. Noi puntiamo sulle rinnovabili, soprattutto fotovoltaico ed eolico» ha detto il Ministro. Che poi ha approfondito il tema del solare, spiegando tutte quelle soluzioni che possono essere adottate per installare pannelli con un basso impatto sull'ambiente e sull'economia: come ad esempio sfruttando i tetti dei capannoni e delle attività industriali, le dighe foranee e anche le coltivazioni, sfruttando i sistemi verticali che non rubano spazio alle colture. Un fronte, quest'ultimo, per cui sono previsti anche importanti investimenti del PNRR. Ma nel frattempo bisognerà attraversare una fase intermedia, quella che porterà la riconversione degli impianti termoelettrici da carbone a gas. Una soluzione non completamente green, ma che consentirà comunque di tagliare le emissioni di tali impianti del 30%.

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Lotta al cambiamento climatico

Oltre alle resistenze tecniche e burocratiche, prosegue il Ministro, vanno superate anche quelle culturali: «Se si sviluppa la sindrome nimby (Not in my backyard, “non nel mio cortile”, ossia la tendenza delle comunità a sostenere determinate iniziative, tra cui quelle ambientali, purché non le coinvolgano direttamente, ndr), allora dobbiamo smettere di crescere. Oppure dobbiamo comprare energia al confine, magari prodotta da una centrale nucleare, pagandola di più». Con la necessità di far capire a tutti l'importanza della lotta al cambiamento climatico, anche e soprattutto in ottica futura. Qui, inoltre, la precisazione sul fatto che sarà necessario ricalibrare lo sforzo in rapporto ai consumi energetici del Paese, calati durante la pandemia ma destinati a salire man mano che si alimenta la crescita economica e che le auto elettriche diventano sempre più diffuse.

Infine, il Ministro ha puntato i riflettori sulle grandi disparità che coinvolgono il nostro pianeta, con una parte della popolazione che dispone delle tecnologie più moderne per ridurre le emissioni, mentre molti altri nemmeno hanno accesso all'energia. «Io programmo tutta la mia transizione sui paesi del G20, faccio grandi proclami in cui dico che sto salvando il pianeta – ha proseguito Cingolani - Però di fatto sto condannando a morte quei 3 miliardi lì, a cui do due possibilità: rimanete nel Medioevo perché appena crescete emettete CO2 oppure emigrate e io vi metto i muri, vi faccio affondare nel Mediterraneo perché se venite da me producete CO2 e così non può andare».

«Occorre un cambio di modello sociale, che richiede tempi più lunghi. Abbiamo troppi telefonini, troppo streaming, solo questo fa il 4 per cento di emissioni di CO2. Siamo disposti a rinunciarci? Abbiamo tutti due automobili. Siamo pronti a rinunciare a una? Bisognerà impostare un dibattito che per la sua natura complessa non può avere risultati immediati» ha detto il Ministro per la Transizione Ecologica.
Il percorso italiano non dovrà quindi considerare solo investimenti da parte di istituzioni e aziende, ma anche un cambiamento ideologico e di abitudini da parte di tutti noi.

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