Aston Martin DB5, da Goldfinger la storia Continua(tion)

25 esemplari della coupé prodotta tra il 1963 e il 1965 verranno realizzati da Aston Martin e consegnati a partire dal 2020, tutti fedeli alle specifiche di progetto (e le modifiche) apportate per l'impiego in 007 - Goldfinger

Fabiano PolimeniFabiano Polimeni

Pubblicato il 21 agosto 2018, 15:31 (Aggiornato il 21 agosto 2018, 15:57)

Poter dire d’avere in garage l’auto di James Bond, per alcuni, non ha prezzo. Parcheggiare la Aston Martin DB5 di Goldfinger e di tanti altri film della serie (6 per l’esattezza quelli nei quali è stata co-protagonista la coupé inglese), in realtà, un prezzo ce l’ha e, dal 2020, in 25 fortunati aficionados di 007 potranno realizzare il sogno di guidare la DB5 come pensata ed elaborata nel 1964.

Tre milioni di euro e poco più (oltre le tasse) per far sfoggio di esclusività, contemplarla da fermo, mostrando tutti i gadget da agente speciale – riprodotti fedelmente, a partire dalle targhe trasformabili – oppure, guidarla in circuito. Su strade aperte al traffico, Aston Martin DB5 Continuation, in realtà, non potrà andarci.

L’annuncio di Andy Palmer, a.d. Aston Martin, segue a stretto giro la decisione di realizzare un’altra Continuation, la DB4 GT, come DB5 di James Bond destinata alla produzione nell’impianto di Newport Pagnell. Il grigio Silver Birch della carrozzeria replicherà fedelmente il modello elaborato da Q e affidato a Sean Connery, Bond in Goldfinger, mentre le note tecniche del progetto segnalano il motore sei cilindri da 4 litri e il cambio ZF 5 marce, variazione che subentrò al quattro marce d’esordio, anch’esso ripreso dalla Aston Martin DB4, in una sorta di passaggio di consegne tra i due modelli che si concretizzò nell’impiego dei freni a disco su DB5, cerchi da 15 pollici, motore a carburatori più potente di 42 cavalli (285 quelli espressi in totale).

La collaborazione tra Aston Martin ed EON Production, ovvero, la casa produttrice delle pellicole di James Bond, porterà alla costruzione di 25 esemplari più tre, questi ultimi destinati alle rispettive aziende e, uno, da battere all’asta per scopi benefici.

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