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Dalla Mercedes-Benz 190SL alla leggendaria Lamborghini Miura, tutte le auto del celebre trombettista americano, tra musica e incredibili aneddoti
Gianluca Guglielmotti
12 gen 2024
Chiudiamo con la più importante tra le auto possedute da Miles Davis, la splendida Lamborghini Miura verde protagonista di un episodio da film. In un giorno di pioggia del 1972, Davis sta correndo con la sua Miura color lime sulla West Side Highway newyorkese. Fin qui, potrebbe sembrare la più normale delle scene, considerando personaggio e tipologia di vettura. C'è un problema: il musicista sta scappando dalla polizia. Ma c'è di più: a bordo, infatti, due sacchetti pieni di cocaina. Davis continua la sua folle corsa, guidando in maniera sconsiderata una supercar a motore V12 e trazione posteriore su asfalto bagnato. L'epilogo appare abbastanza scontato: giunto a un incrocio, l'icona del jazz tenta il tutto per tutto, sterzando a velocità sostenuta su una curva a gomito. L'inevitabile schianto, oltre a distruggere l'auto, ha serie conseguenze su Davies: fratture esposte su entrambe le gambe, con le ossa che spuntano dai pantaloni in pelle. A raccontarlo è il tesimone oculare. Non uno qualunque, ma Jim Glickenhaus (regista e futuro titolare della Scuderia Cameron Glickenhaus) casualmente sul posto, che si precipita a soccorrere il ferito. Nell'abitacolo, oltre a un Davis malconcio, Glickenhaus nota i due sacchi di cocaina, sbucati da sotto al sedile: uno si è aperto, "imbiancando" la tappezzeria. Capendo la situazione, il teste afferra i sacchetti e li getta in un tombino, tra le urla di rabbia del musicista (non per il dolore, piuttosto per lo "spreco" della preziosa sostanza). La mossa, però, lo salva dall'arresto.
L'episodio fu confermato dallo stesso Davis. Anni dopo, infatti, durante le riprese del film Shakedown Glickenhaus raccontò al protagonista Peter Weller - appassionato di jazz - l'incredibile storia. L'attore ha una particolare passione per la musica del trombettista, e la vicenda lo esalta così tanto da voler approfondire. Così, tempo dopo, si ritrova a tu per tu con il musicista, nel backstage, dopo un concerto. Alla domanda se la storia fosse vera, Miles Davis, senza mostrare particolare stupore, risponde: “Mi sono sempre chiesto chi fosse quel figlio di pu***na di un bianco. Ringrazialo per ciò che ha fatto e digli di venire a trovarmi quando desidera”.
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