Mercedes 190 E 2.5-16 Evolution II: la sua storia

Mercedes 190 E 2.5-16 Evolution II: la sua storia

Una berlina tutta muscoli e potenza, che trasudava sportività da ogni angolazione. Protagonista dei primi anni '90, la sua variante Gruppo A trionfò nel DTM tedesco

di Redazione

12.08.2020 ( Aggiornata il 12.08.2020 16:02 )

Macchine di serie sviluppate appositamente per crearne in seguito una versione per la pista. Sono le cosiddette Gruppo A. Esistono ancora oggi, certo, ma c'è stato un periodo, tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90, in cui erano diventate una pratica comune e diffusa tra diverse Case automobilistiche. I giapponesi erano impegnatissimi in tal senso, tra Lancer Evo, Skyline GT-R o la Civic; noi italiani trionfavamo nei rally con la Delta Integrale; e in Germania ci pensò Mercedes a progettare un'auto rimasta nella storia.

DALLA STRADA AL DTM

Mercedes 190 E 2.5-16 Evolution II: tecnologia tedesca al servizio della potenza, cruda e selvaggia come l'epoca richiedeva. Si trattava della variante della 190 standard, sigla ufficiale W201, la berlina lanciata nei primi anni Ottanta dalla Casa di Stoccarda e già... evoluta a sua volta in tre varianti sportive: 190 E 2.3-16, 190 E 2.5-16 e 190 E 2.5-16 Evo. Presentata al Salone di Ginevra 1990, La Evo II (abbreviazione con cui divenne celebre) era la più performante del lotto, anche perché destinata a vincere in pista. Venne infatti realizzata per poterne poi creare una versione da far gareggiare al DTM, il campionato turismo tedesco.

Mercedes 190 E 2.5-16 Evolution II FOTO

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Una berlina tutta muscoli e potenza, che trasudava sportività da ogni angolazione, con la sua carrozzeria grintosa, il paraurti con lo spoiler integrato e l'alettone posteriore. Raggiungeva la velocità massima di 250 km/h. Protagonista dei primi anni '90, la sua variante Gruppo A trionfò nel DTM tedesco

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TUTTA MUSCOLI E POTENZA

E che la sua anima fosse interamente dedicata alle competizioni, lo si vede già a prima vista, nonostante si tratti di una macchina stradale, commercializzata tuttavia in soli 502 esemplari. L'auto trasuda anni '90 e sportività da ogni angolazione. Tutta la carrozzeria sembra esprimere un solo concetto: muscoli. Il paraurti anteriore con lo spoiler integrato rafforza l'idea, insieme ai cerchi in lega da 17" e alla livrea blu scuro metallizzato, mentre l'alettone posteriore, così grande e in risalto, dichiara una gestione aerodinamica ottimale per riuscire a gestire la grande potenza che la Evo II era in grado di garantire. Il suo motore infatti, nonostante fosse un "semplice" quattro cilindri da 2.5 litri, erogava 235 cv a 7.200 giri/min e 245 Nm di coppia. Velocità massima di 250 km/h (tanti per l'epoca) e 7,1 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h.

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TALMENTE POTENTE DA VINCERE IL DTM

I clienti "normali", in Italia, dovevano spendere circa 130 milioni di lire per acquistarla, mentre ai piloti bastava assicurarsi un posto con Mercedes nel DTM. La Evo II infatti debuttò presto nel campionato casalingo, con una variante da 373 cv che portò alla vittoria del titolo 1992 il pilota Klaus Ludwig. E l'auto si classificò anche seconda e terza, completando un podio incredibile con Kurt Thiim e Bernd Schneider. L'anno successivo, ci pensò Alfa Romeo, con le 155 V6 Ti, a interromperne il dominio. Ma questa è un'altra storia.

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