Nata dalla matita del designer Marcello Gandini, l'Alfa Romeo Montreal avrebbe dovuto essere un prototipo, ma il suo successo fu così grande che si decise di passarla in produzione
26.08.2022 13:42
Rispetto alla concept che venne presentata nel 1967, l’edizione stradale subì delle modifiche rilevanti, sia di carattere estetico, che di carattere tecnico. Tanto che lo stesso Gandini fu pure in disaccordo con certi cambiamenti. Una riforma stilistica dettata dal fatto che il motore scelto per la Montreal non era più il precedente 4 cilindri da 1,6 litri, bensì un propulsore che aveva origine dal più accattivante V8 da due litri della 33 Stradale. La versione destinata però alla nuova vettura venne “ammorbidita” e rivisitata per renderla più fruibile ad una clientela più ampia. Il frazionamento a 8 cilindri derivava da una cilindrata di 2.593 centimetri cubici. E la potenza, dagli originali 260-270 cavalli, scese a quota 200. Ciò detto il maggiore ingombro dell’unità Alfa ebbe delle ricadute sullo stile: venne modificata la rastrematura del parabrezza, ma soprattutto venne alzato il cofano motore. Sul quale venne posizionata una sorta di presa Naca, utile sia a contenere il volume del nuovo V8 che ad assicurare maggiore aria fresca. Equipaggiato di lubrificazione a carter secco, non aveva più i carburatori (come in origine sul due litri della 33 Stradale) ma l’iniezione meccanica della SPICA. Una soluzione tecnica resasi necessaria per l’omologazione negli Stati Uniti, che purtroppo si rivelò uno dei maggiori difetti della Montreal. Inoltre le manovelle sull’albero motore erano disposte a 90° anziché a 180°.
I 230 Nm di coppia motrice erano scaricati lungo l’asse posteriore grazie ad una trasmissione ZF a cinque marce (la prima era in basso). Anche il cambio non lasciò un piacevole ricordo ai pochi possessori della vettura milanese. Che, soprattutto nelle versioni da corsa, dimostrava una certa propensione alla rottura. La struttura di base della Montreal era realizzata nello stabilimento Alfa di Arese, successivamente veniva spedita alla Bertone nei pressi di Torino per l’allestimento della carrozzeria, per poi rientrare nuovamente ad Arese per il montaggio finale. Sulla carta avrebbe dovuto essere una vera supersportiva, con una velocità massima intorno ai 220 km/h (siamo nel 1970) e un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 7”. Però il telaio della Giulia non era all’altezza di un V8 così particolare (capace di quelle performance) e pertanto la Montreal si rivelò meglio come Granturismo. Il prezzo di listino era poi piuttosto elevato per l’epoca (5.700.00 lire) sebbene la disponibilità di accessori fosse in linea con il segmento: si poteva arricchire con optional quali gli alzacristalli elettrici, la vernice metallizzata e il condizionatore.
Peccato però che la crisi petrolifera del 1973 mise i bastoni fra le ruote al successo della Montreal, costruita in appena 3.925 unità in più di sette anni.
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