13.10.2010 ( Aggiornata il 13.10.2010 16:29 )
Una volta a bordo della GranCabrio vanno memorizzati due tasti fondamentali: quello per aprire la capote, posto sul tunnel centrale alla destra del cambio, e il pulsante Sport sulla console, alla sinistra del display a colori. Azionateli entrambi e vi si spalancheranno le porte del paradiso: con la capote abbassata e la taratura sportiva che fa aprire le valvole di scarico sopra i 3000 giri (e agisce anche su cambio, ASR e sospensioni Skyhook), farete di tutto per cercare gallerie, new jersey, strade strette con muri ai fianchi; qualsiasi cosa che possa far rimbombare ancor di più il sound del V8 emiliano.
Uno dei maggiori artefici del piacere di guida che è in grado di dispensare questa GranCabrio. Che per la missione per cui è stata creata, la troviamo davvero eccezionale. Ci riferiamo a una guida rilassata o “ allegro- andante”, quando trovi quel bel ritmo di guida su una strada costiera o di montagna, mentre infili una curva dietro l’altra e senti che tutti gli organi della vettura ti accompagnano senza mai stonare, dal cambio allo sterzo, dal motore all’assorbimento delle sospensioni. E col vento fra i capelli che non risulta mai eccessivo, a patto di non esagerare con l’andatura poiché altrimenti occorrerà alzare i vetri e montare il frangivento (riduce del 70% l’aria proveniente dal posteriore), per essere quasi del tutto protetti da vortici e turbolenze. È tutto perfettamente calibrato, insomma, per godersi la guida intesa come piacere e non come spostamento dal punto A al punto B.
Il motore, detto del sound, convince anche per la fluidità di funzionamento: tanto sornione e malleabile ai bassi regimi, quanto grintoso e graffiante in zona rossa. Con l’avvertenza che per trovare la necessaria verve occorre stare alti col numero di giri; già di suo il V8 4.7 è un propulsore che predilige le rotazioni elevate; nel caso della GranCabrio, che ha sulle spalle oltre 22 quintali, la necessità di tirare i rapporti si avverte ancor di più. E tale sensazione è suffragata dai numeri che abbiamo rilevato, del tutto simili a quelli della GranTurismo in accelerazione, velocità e ripresa con l’attenuante, per la versione chiusa, che il motore era il V8 4.2 da 405 cavalli. L’aspetto consolante è che sul fronte dei consumi, pur con cilindrata, potenza (440 cv) e peso maggiori, la GranCabrio offre percorrenze migliori della coupé: 8,358 km/l in autostrada contro 7,631 e 5,647 km/l in città a fronte di 4,604.
Lavora bene, oltre al motore, anche il cambio automatico. Che pur non essendo l’ultimo ritrovato tecnologico in materia, mostra un funzionamento adatto alla Maserati. Passaggi soft e ben calibrati nella guida di tutti i giorni e una adeguata velocità in Sport e manuale, modalità quest’ultima dove si apprezza la gestione elettronica che evita di scalare rapporto in kick down e tiene in memoria la marcia richiesta in scalata, inserendola al momento opportuno ed effettuando la doppietta. Molto convincente anche lo sterzo, che come sempre risulta estremamente comunicativo e diretto, sfodera un ottimo diametro di volta e semmai paga soltanto un po’ troppa leggerezza in velocità. La taratura dell’assetto, infine, è quella giusta per una cabrio a quattro posti: piuttosto morbida e dall’elevata capacità d’assorbimento anche nella posizione Sport, a tutto vantaggio di un confort elevato garantito anche da un’insonorizzazione piuttosto buona considerata la presenza della capote in tela: 74 decibel a 130 km/h a fronte dei 73,2 che rilevammo sulla GranTurismo chiusa. Infine i freni: ottimi gli spazi d’arresto, scarsa invece la resistenza all’affaticamento, con l’impianto stressato dal peso.
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Maserati GranCabrio. Che concerto!
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