Prova Porsche Cayenne GTS - Una vera Gran Turismo

Presentazione

Gran Turismo Sport. La storia di tale sigla è nota agli appassionati del marchio tedesco, non solo per una questione di competenze automobilistiche, ma pure perché riguarda da vicino il nostro Paese. Nel lontano 1964 il Barone Antonio Pucci e il copilota Colin Davis vinsero la mitica Targa Florio. Percorsero per ben 10 volte i 72 chilometri del tracciato delle Madonie, concludendo la prova in 7 ore e 10 minuti. Puro idillio sportivo, in cui si impose proprio la prima vettura Porsche ad avere in dote la sigla GTS. Sigla che peraltro identificava anche la classe di appartenenza dell’auto da corsa.

Certo i tempi non sono più gli stessi e la Targa Florio di oggi altro non è che un rally. E poi, a parte l’emblema sul cofano, non c’è alcuna affinità tra la 904 GTS di Pucci degli anni ‘60 e la Cayenne GTS di oggi. L’unico legame è nella sigla che le identifica. Eppure sono state (e sono) auto che hanno rotto gli schemi, chi da un punto di vista sportivo, chi invece di modello. Si perché la nuova Cayenne GTS non è soltanto “quella” sportiva, ma è la conferma di come l’idea odierna di Gran Turismo Sport si sia evoluta.

Certo sono in molti quelli che potrebbero contestare tale affermazione, ma il successo di Cayenne è un dato di fatto. E quanto raggiunto sino ad oggi in termini di piacere di guida e prestazioni, è altrettanto insindacabile. Anche se la massa è fuori misura, anche se il baricentro poco si addice ad un’auto che fa proprio di quella sigla la sua bandiera. E poi ci sono i fatti, quelli che identificano il modello GTS rispetto al resto della gamma. Ecco perché per connotare ulteriormente lo stile è stato scelto il nero come colore di base. Infatti la fascia luminosa posteriore è stata appositamente brunita, mentre i terminali di scarico sono volutamente neri.