Aston Martin

Simbolo dell’automobilismo di lusso britannico e del cinema d’azione come fedele compagna di James Bond, Aston Martin ha un padre italiano che oltre cent’anni fa contribuì in maniera decisiva alla sua crescita e al suo successo.

Gli inizi

Aston Martin inizia la sua storia nel 1913 grazie al meccanico Robert Bamford e al pilota Lionel Martin, che aprono a Londra un concessionario di auto Singer. Appena un anno dopo, i due realizzano un’auto da corsa con telaio Isotta Fraschini e motore Coventry, una vettura che vincerà la gara in salita Londra-Aston Clinton. Poco prima dello scoppio della Grande Guerra, c’è tempo per produrre la Cola Scuttle, biposto con motore 1.4 4 cilindri. Il conflitto, però, obbliga lo stop alla produzione e porterà a una crisi economica una volta terminato: Bamford abbandona la nave, al suo posto investe il nobile Louis Zborowski. Dal 1922 al 1926, nonostante la produzione di nuovi modelli, i successi non arrivano e il Marchio passa di mano in mano fino a quando anche lo stesso Martin si ritrova a dover lasciare. Nel 1926 la Casa viene rilevata da Bill Renwick e dal genovese Augusto Bertelli: il nome diventa Aston Martin (dalla prima gara vinta e dal nome del fondatore) e la storia cambia.

Sangue italiano

Renwick si occupa del commerciale, Bertelli della parte tecnica, progettando varie auto vittoriose nel motorsport di quegli anni. Il rilancio traballa con una nuova crisi a inizio anni ’30: lo scaramantico Bertelli dà un po’ di colpa alla tinta verde delle auto, così le rivernicia in rosso e paradossalmente arrivano le prime vittorie. Nel 1936 inizia la produzione di serie, anche se dopo un anno Bertelli lascia l’azienda. Scoppia la Seconda Guerra Mondiale, nuovo stop alla produzione.

I successi sportivi

Dopo la guerra, nel 1947 si riparte con David Brown al comando e con la 2-Litre Sports, spider da 15 esemplari, seguita a ruota dalla DB2, la madre di tutte le DB (David Brown) e prima vettura prodotta in serie da Aston Martin. Gli anni Cinquanta sono quelli dei grandi successi nelle competizioni, come il Tourist Trophy a Goodwood o la 1.000 km del Nurburgring. Nel 1958 debutta la DB4 da 240 Cv, il primo successo per la produzione stradale. Prima della fine del decennio, si fa in tempo a vincere la 24 Ore di Le Mans e a debuttare in Formula 1 (solo cinque GP). 

L’auto di James Bond

Gli anni Sessanta si aprono con la DB5, la più celebre nella storia del Marchio, nata nel 1963 su design italiano e motore 4.0 a 6 cilindri: è la prima ad essere utilizzata nei film di James Bond, con Sean Connery a guidarla in Missione Goldfinger e poi in altre cinque pellicole. Il decennio successivo vede una nuova crisi nel 1972, che porterà a vari passaggi di proprietà durante i quali vengono lanciati l’ammiraglia Lagonda, la V8 Vantage e la scoperta Volante. Nessuno di loro riesce a risollevare le sorti del Marchio, che resta in difficoltà fino a tutti gli anni Ottanta. Il 1982 è l’anno più nero per le auto prodotte, appena 30. Bisogna aspettare l’interesse di Ford, che tra la metà degli anni ’80 e l’inizio dei Novanta acquisisce completamente la Casa inglese.

L’era di Ford

La struttura e le risorse di Ford sono lo scoglio su cui si poggia la rinascita di Aston Martin, che sforna la DB7 nel 1994, la Vanquish nel 2001 e la DB9 nel 2004. Aumenta la produzione e aumentano i ricavi, tornano i successi nel motorsport come il Campionato FIA GT (su DBR9) nel 2005. L’era Ford, dopo tre lustri di soddisfazioni, finisce nel 2007, quando una cordata di investitori acquisisce la maggioranza della società. A Ford resta un 12% che le garantisce la fornitura dei motori come il V8 4.3 da 385 Cv e il V12 destinato a DB9, Vanquish e a Rapide. La prima nata post-Ford è la supercar DBS, poi la Rapide (al Salone di Francoforte 2009), infine la One-77 in edizione limitata e con il record di velocità per la Casa: 354,86 km/h.

Gli ultimi anni

I problemi finanziari e i cambi di proprietà non smettono di esistere fino al 2017, primo anno in positivo con 5.000 vendite e la quotazione in Borsa, seguite dal debutto del nuovo stabilimento a Saint Athan per la produzione del primo Suv, il DBX, e di due modelli a marchio Lagonda. Gli ultimi proprietari sono il magnate canadese Lawrence Stroll, che ha rilevato il 25% dell’azienda a gennaio 2020, completando l’acquisizione nello stesso ottobre con l’uscita di scena di Bonomi dopo l’emergenza Covid che ha attanagliato tutto il mondo automotive. Oggi Aston Martin continua con la famiglia Vantage, proponendo l’ultima versione V12, con la DB, con il Suv DBX e si prepara per il debutto nel 2025 delle prime vetture elettriche mai prodotte nei propri stabilimenti.

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