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Nuovi brand auto in Italia: 27 arrivi entro il 2028

Emergono marchi per lo più cinesi, con il 6 % del mercato già conquistato: una sfida che scuote il settore e spinge verso l’innovazione
Nuovi brand auto in Italia: 27 arrivi entro il 2028
© Michael Fortsch (Unsplash)

Luca TalottaLuca Talotta

10 set 2025

nuovi brand auto stanno infiltrando il mercato italiano con forza: secondo il New Brand Observatory di Quintegia, entro il 2028 saranno presenti 27 nuovi marchi, per la maggior parte di origine cinese, in uno scenario che cambia rapidamente.

Crescita dei nuovi brand auto

Negli ultimi quattro anni (2021–2024) sono già entrati nel mercato italiano 18 nuovi brand auto, mentre ne arriveranno altri 9 entro il 2028, portando il totale a 27.  

La quota di mercato dei marchi emergenti ha fatto un balzo dallo 0,4 % del 2021 al 5,8 % nel primo trimestre del 2025, passando per il 3,7 % del 2024. 

Il predominio cinese

Circa il 90 % dei nuovi brand in arrivo è cinese, una vera “ondata asiatica” che segue una strategia aggressiva di elettrificazione e tecnologie avanzate.  

In Europa, nei principali cinque mercati, sono attesi 43 nuovi marchi, 16 in più rispetto all’Italia.  

L’offerta emergente si concentra soprattutto nei segmenti SUV C e D, con una decina di modelli per segmento in Italia e circa 15 in Europa.  

Reazione di mercato e consumatori

Il 44 % degli acquirenti italiani si dichiara pronto a valutare questi nuovi marchi, con la Generazione Z che raggiunge una propensione del 74 %.  

I concessionari seguono il trend: il 49 % oggi guarda con interesse ai nuovi brand (erano il 36 % nel 2024).  

In Italia ci sono già oltre 800 punti vendita dedicati ai brand emergenti, rispetto ai circa 300 in Germania e oltre 400 nel Regno Unito.  

Un numero crescente di concessionari (più di 400) gestisce portafogli multibrand: la media è passata da due marchi nel 2015 a 3,5 nel 2025.  

L’arrivo massiccio dei nuovi brand auto, soprattutto cinesi, rappresenta una sfida concreta per l’industria automobilistica italiana ed europea. Mentre questi marchi puntano su tecnologia e prezzi competitivi, la filiera nostrana, già messa alla prova dalla transizione ecologica, rischia una marginalizzazione se non saprà reagire. È cruciale che il settore italiano valorizzi il proprio patrimonio di competenze, investa in elettrificazione e digitalizzazione e rafforzi la propria rete di vendita e assistenza.

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