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La ID.3 è la terza pietra miliare della storia Volkswagen dopo il Maggiolino e la Golf. E' la prima vera auto elettrica progettata ex novo da VW. L'abbiamo provata per vedere se garantisce la promessa fatta anni fa: 500 km di autonomia al prezzo di una Golf TDI bene accessoriata
Alberto Sabbatini
16 dic 2020 (Aggiornato alle 18:42)
La ID.3 della nostra prova è la versione 1st Edition Pro Performance Max, la più accessoriata e completa. Costa 47.950 euro. È costruita sulla piattaforma MEB, il nuovo pianale di VW per le sue auto elettriche. Possiede un motore elettrico a magneti permanenti da 204 cv (150 kW) e 310 Nm di coppia e una batteria collocata sotto il pianale. A differenza della maggior parte delle auto elettriche compatte, la ID.3 ha il motore posteriore invece che davanti. La trazione ovviamente è sulle ruote posteriori. La batteria agli ioni di litio ha buona capacità: 58 kWh. Pesa 495 kg ma collocata così in basso aiuta ad abbassare il baricentro e influisce positivamente sulla guidabilità e sulla maneggevolezza.
Il design è veramente azzeccato: passo lungo, sbalzi corti, linee squadrate e aspetto futuristico quel tanto senza apparire alieno per un’automobile. Bellissime le ruote carenate per guadagnare qualche punto di Cx (il valore è di 0,27) e risparmiare energia in velocità. Dentro c’è una chiara ispirazione alla modernità essenziale: è elegante ma minimalista nel suo look. Visto che i tedeschi sono i primi a paragonarla alla Golf, ci viene però da dire che alcuni dettagli non sono qualitativamente all’altezza del cavallo di battaglia VW.
Le plastiche sono dure al tatto e lucide; i tessuti dei sedili, in materiale tecnico e rigorosamente come si vantano loro non di origine animale, sembrano voler camuffare con il look moderno un materiale sicuramente meno costoso rispetto a quelli tradizionali (ne parliamo nel capitolo qualità). E poi ci sono alcune scelte ergonomiche poco convincenti. Il selettore della marcia avanti/indietro è in una posizione stranissima, all’estremità destra del cruscotto. Comodo quando ci avrete fatto la mano ma la prima volta che ci salirete a bordo perderete parecchi minuti a capire come farla muovere. E poi c’è un’inspiegabile scelta degli interruttori per azionare i vetri anteriori e posteriori.
Non ci sono quattro pulsanti come su tutte le auto del mondo, ma due soli. E ogni volta bisogna selezionare un tasto apposito per abilitare gli stessi due pulsanti per i vetri davanti o dietro. Anche sul fronte infotainment ci sono alcune scelte poco coerenti soprattutto riguardo all’uso dei colori a schermo e di ambiente (ne parliamo nell’analisi del sistema multimediale). Ma la cosa più fastidiosa è la scelta di utilizzare comandi touch a scorrimento su ogni pulsante invece che tasti fisici. Per certe funzioni vanno bene, ma per altre risultano assolutamente scomodi. Ad esempio, gli slider per la climatizzazione e il volume collocati sotto il display centrale. Sono gli stessi della nuova Golf e anche in quel caso si erano rivelati davvero infelici anche perché non sono retroilluminati. Perciò azionarli è scomodissimo ed è impossibile trovarli al tatto al buio.
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