Auto nostalgia: Alfa Romeo Brera, la bella è un poco addormentata

Relativamente, ma non proprio rasoterra, la posizione di guida beneficia di validi ancoraggi per le gambe, soprattutto la destra. Più del lieve disassamento della pedaliera, infastidisce quello del piantone dello sterzo, orientato verso l’esterno. La messa in moto è accompagnata dal borbottio del sei cilindri, intenso e gradevolmente cupo sin quando si resta nell’area dei bassi regimi. Poi, man mano che il propulsore si distende la sonorità acquista un timbro più metallico. Il che non sarebbe un problema, se la progressione che vi si accompagna fosse una di quelle che entusiasmano. E invece, per quanto più dotato di coppia e potenza rispetto al classico V6 Alfa, il 3.2 della Brera manca un po’ di anima: sale di giri con una bella linearità, ma senza regalare quella sensazione di esuberanza che ci si aspetta da un’Alfa. Comunque, i riscontri in accelerazione sono ragguardevoli: il tempo staccato sullo 0-100 (6”54) beneficia della motricità garantita dalla trazione 4x4, e a dispetto della notevole massa della vettura (oltre 16 quintali) anche quello sul km da fermo e? tutt’altro che da buttar via.

L'Alfa soffre il peso

Le note meno allegre, casomai, vengono in ripresa: un po’ per il peso, molto per una scelta di rapporti che verrebbe da definire sciagurata: a che serve una terza da quasi 170 orari, per ritrovarsi poi con una quinta e una sesta che non finiscono mai? All’atto pratico, il risultato è che per riprendere ritmo vigorosamente dopo i rallentamenti (e non vedere sparire lontani gli scarichi delle turbodiesel in autostrada) occorre scalare almeno un paio di marce. Inevitabile, insomma, il frequente ricorso a un cambio il cui comando vanta una buona precisione negli innesti, ma con una corsa un po’ troppo estesa della leva. Che, assieme a quella altrettanto lunga del pedale della frizione, non consente le cambiate fulminanti della guida più accesa. Convince invece lo sterzo: il comando non sarà magari prontissimo ma è preciso e diretto. Una bella compagnia, insomma, che permette di gestire a dovere un comportamento in curva altrettanto preciso e gradevole, almeno sin quando non si esagera. Accompagnata da un assetto che concede qualche punto al rollìo, la Brera fa valere inserimenti sufficientemente rapidi, in cui la tendenza al sottosterzo legata alla spinta del posteriore emerge solo entrando in curva decisamente lunghi.

In ogni caso, la vettura trova l’appoggio con prontezza, e permette pure di correggere la linea dosando il gas. Anche in velocità il comportamento resta lineare e tutt’altro che nervoso, a dispetto di quel che potrebbe suggerire il passo corto. E le reazioni a eventuali correzioni violente vengono gestite a dovere dai controlli elettronici. Questi ultimi sono disattivabili in progressione (prima l’Asr, poi l’Esp) operazione peraltro poco consigliabile visto il genere di reazioni che la vettura evidenzia quando si cerca il limite: la perdita di aderenza del retrotreno avviene spesso in maniera repentina, e il sovrasterzo che ne consegue va combattuto facendo leva sulla efficacia dello sterzo. Reazioni altrettanto sorprendenti emergono nelle frenate al limite: l’impianto si è mostrato efficace, ma la vettura è apparsa tutt’altro che precisa nel mantenere la linea.

Per altro verso, l’assetto non esasperatamente rigido salvaguardia a dovere un comfort penalizzato soprattutto dalla rumorosità, essenzialmente di natura aerodinamica, che accompagna la marcia in velocità. Dolente la nota relativa ai consumi, che pagano il peso della vettura e dell’assorbimento della trazione integrale. Ne risultano percorrenze medie nell’ordine dei 6 km/ litro: difficile far meglio, anche guidando in maniera prettamente economica.

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