Le follie automobilistiche di Boris Johnson

Le follie automobilistiche di Boris Johnson

Il Primo Ministro inglese prima ha anticipato al 2030 il blocco delle vendite di auto a benzina e Diesel e poi ha lanciato l'idea di far pagare una tassa sulla circolazione su strade pubbliche per recuperare le minori entrate fiscali per la vendita ridotta dei carburanti

di Pasquale Di Santillo

18.12.2020 ( Aggiornata il 18.12.2020 16:04 )

La "perfida Albione" non si smentisce mai. Quando si tratta di Rivoluzioni Industriali vuole essere all'avanguardia, al netto dei danni che queste hanno storicamente prodotto. Solo che un conto è passare dalla società agricola, se non proprio commerciale e artigianale, e arrivare, appunto, a quella industriale e al relativo, immancabile, sfruttamento del lavoro. Altra cosa, invece, è affrettare un processo evolutivo come quello in atto nella transizione della mobilità, dai motori termici a quelli elettrificati, per una sostenibilità ambientale finalmente al centro dell'attenzione politica.

DAL 2030 SOLO AUTO ELETTRICHE: LE NOSTRE OBIEZIONI

In piena pandemia Covid, il Primo Ministro del Regno Unito (UK), Boris Johnson - anche lui contagiato e guarito - ha pensato bene di anticipare, dal 2040 al 2030, la data nella quale scatterà il bando totale per la vendita di nuove auto a benzina o Diesel, con l'unica "proroga", al 2035, riservata ai modelli ibridi di futura generazione. Ora, pur condividendo, concettualmente, l'entusiastica proposizione dello scapigliato leader inglese e la necessità di proseguire nell'inarrestabile processo che porterà l'Inghilterra, l'Italia e infine tutto il mondo a guidare vetture sempre (se non solo) più pulite, per il rispetto dell'ambiente e delle nostre stesse esistenze, qualche obiezione ci viene in mente.

Volvo, dal 2030 solo elettriche. Salvo sorprese

Intanto, un anticipo di 10 anni, sembra davvero eccessivo nonostante la crescita delle offerte di auto elettriche, peraltro non esattamente seguita da quella delle infrastrutture di ricarica. Poi, fare annunci del genere regala visibilità, ma anche confusione perché per mettere in atto una riconversione industriale di questa portata non bastano 9 anni, nemmeno in un'era tecnologica come la nostra, tanto più se si lascia l'obiettivo di decarbonizzazione al 2050. Infine, parlare di numeri come quelli declamati da Johnson - 12 miliardi di sterline di investimenti in 10 anni, 250.000 nuovi posti di lavoro, 30.000 ettari di verde con nuovi alberi piantati - ha un senso relativo se non si aggiunge quante persone perderanno il lavoro e quale sarà il reale danno sociale pagato a questa ennesima rivoluzione.

IL PIANO DEL PRIMO MINISTRO INGLESE

Ma tutto si vede sotto un'altra luce quando, al citato annuncio, si innesta un altro progetto all'ordine del giorno del Primo Ministro della Regina Elisabetta. Quello anticipato dal "Times" circa l'introduzione di una tassa sulla circolazione su strade pubbliche basata sulla percorrenza reale, tassa che colpirà tutti gli utenti sfruttando le informazioni fornite dai Gps dei veicoli (esclusi quelli elettrici, si intende). Un progetto teso a recuperare i 30 miliardi di sterline di entrate fiscali persi dalla ridotta vendita di benzina e gasolio ai distributori. Il Cancelliere dello Scacchiere e del Tesoro Rishi Sunak però ha rassicurato tutti, dicendo che l'idea non è di imminente realizzazione... Ringraziando il Signore e nella speranza che la cosa non giunga alle orecchie dei nostri governanti, che alla parola tassa hanno la stessa reazione di Dracula con il sangue, ci piacerebbe sapere con quale logica il progetto 2 viene dopo il progetto 1. E se poi non circoleranno più macchine "inquinanti", i miliardi di sterline da dove li prenderanno?

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Infine, ma Boris Johnnson è lo stesso che ha appena varato per 16,5 miliardi di sterline, il più grande programma di riarmo e modernizzazione delle forze armate britanniche dal dopoguerra ad oggi? Diciamolo, per una volta siamo davvero fortunati. Al peggio non c'è mai fine.

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