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Pippo Baudo: la patente, la Ferrari di Mike Bongiorno e... l'intervista di Auto del 1985

Quarant'anni anni fa, su uno dei primi numeri di Auto, intervistammo Pippo Baudo sottopendolo nuovamente all'esame di guida: ecco come andò, tra tanti interessanti aneddoti raccontati dall'allora conduttore di "Domenica In"
Pippo Baudo: la patente, la Ferrari di Mike Bongiorno e... l'intervista di Auto del 1985

18 ago 2025

Sul numero 7 di Auto, in edicola alla fine di aprile del 1985, Auto pubblicò un servizio che vedeva protagonista un volto amatissimo della televisione italiana: Pippo Baudo. Il conduttore siciliano, che all’epoca celebrava i suoi primi 20 anni di carriera, fu sottoposto dai giornalisti di Auto a una prova che non sarebbe facile per la maggior parte degli automobilisti esperti: ripetere l’esame teorico della patente, per verificare le sue conoscenze in materia di Codice della Strada. Ma nell’occasione, furono tanti gli aneddoti rivelati dal conduttore sul suo rapporto con l’automobile. Ecco alcuni interessanti estratti dall’articolo uscito su Auto nel 1985, firmato dal nostro Marino Bartoletti.

Ha detto bene Giulio Andreotti: «Ci sono tre persone, in Italia, cui tutto è consentito. Queste tre persone sono Pertini, Baudo e la Carrà». Pertini, si sa, non guida la macchina; la Carrà finirà quanto prima su queste pagine; Pippo Baudo, il «nostro» Pippo Baudo, to abbiamo coinvolto subito: giusto alla seconda puntata di questa rubrica che ha la innocente e divertita pretesa di «rifare» l’esame di guida ai più bei nomi della Penisola. Perché Baudo? Intanto per dare ragione ad Andreotti (la cui hit parade è assolutamente impeccabile e verosimile); poi perché il bravissimo conduttore di «Domenica In» è sicuramente il personaggio più conosciuto, più domestico, più familiare, più noto e probabilmente più stimato dai telespettatori italiani; e infine perché Pippo Baudo, anzi l'avvocato Giuseppe Baudo, è il prezzemolo più gradito delle nostre minestre, il più amabile compagno di forchetta e di telecomando dei nostri deschi, insomma, il più grande professionista della televisione. E chi non lo ama a sufficienza - credeteci - non lo conosce abbastanza.

Se è vero che non occorre la laurea (che il «nostro», comunque, possiede) per essere domatore di uomini, è altrettanto vero che dietro la sua facciata «leggera» c'è una preparazione culturale e professionale da far rabbrividire. Poteva Auto ignorare la parte «motoristica» di tanto campione? No di certo: e cosi lo ha fatto salire pubblicamente in macchina. Con gli esiti che andiamo ad illustrare.

Pippo Baudo, la statura è un problema sulla piccola Mini

Il primo vero problema del nostro «tester» d'eccezione è proprio quello... di mettersi al volante. Nel senso che non tutte le vetture – specie le utilitarie, che egli predilige - sono predisposte per ospitare il suo metro e novanta di statura. «La prima cosa che faccio quando acquisto una macchina "da città" – dice – è quella di far allungare le corsie del sedile. Solo così posso sperare di non dover guidare con le ginocchia in bocca». Purtroppo per lui il modello su cui si svolge l'«esame» è una Mini con maquillage Trussardi non ancora sottoposta al restauro del caso. E così sul percorso Viale Mazzini-Foro Italico-Corso Francia-Cassia i disagi si sprecano: anche se Baudo si dimostra pilota sufficientemente navigato per superare questo tipo di noie «ambientali». La sua guida è nervosa, ma agile. Ha colpo d'occhio (che «esplode« nell'eccellente manovra di parcheggio), pedina con sicurezza nei trabocchetti dell'orribile imbrunire automobilistico romano, la macchina del suo segretario-autista Roberto che fa da apripista nella direzione voluta. Il braccio sinistro grintosamente appoggiato sulla portiera (forse perché dentro... non ci sta tutto), un comportamento sostanzialmente corretto e disteso malgrado la terribile giornata di lavoro. E «terribile» credeteci, è... quasi un eufemismo.

Verso di sé come automobilista è abbastanza critico. «Sono un "pilota" un po' distratto. Quando guido inseguo sempre, mentalmente, pensieri e preoccupazioni di giornata. Purtroppo, così facendo, mi accorgo di non godere per nulla le possibili gioie del volante. Il mio pregio maggiore? Quello di non correre. Il mio difetto? Di distrarmi sovente, creando rischi a me stesso e gli altri. Incidenti? Quasi mai. Al massimo qualche tamponamentino, frutto - appunto - delle preoccupazioni di "Domenica In”...»

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