Maserati Ghibli Diesel, prova su strada

Maserati Ghibli Diesel, prova su strada
Il design mozzafiato e l’immagine del marchio fortissima colmano alcune evidenti lacune

di Lorenzo Facchinetti

12.08.2014 ( Aggiornata il 12.08.2014 09:12 )

Prestazioni

Questa è la prima Maserati in assoluto che, in cent’anni esatti di storia, adotta un motore a gasolio. Problemi? Zero. Perché oltre al fatto che ormai il diesel è pienamente sdoganato sia su modelli, sia su marchi di lusso, quello della Ghibli è un signor motore che regge alla grande il confronto con una Maserati e soprattutto con l’avanzata concorrenza.

Premi il pulsante d’accensione e il 3 litri V6 nemmeno lo avverti: gira rotondo, in silenzio e senza produrre alcuna vibrazione. Ma se per voi è addirittura troppo silenzioso, la pressione del tasto Sport sul tunnel fa partire la magia: le valvole by-pass si aprono e due amplificatori posti nei terminali di scarico enfatizzano le note del propulsore accentuando i bassi, con un sound del tutto simile a quello di un V8 a benzina.

E ci sta, perché anche l’erogazione stessa è pienamente paragonabile a quella di un otto cilindri: a 2000 giri sono disponibili sotto il piede destro ben 600 Nm di coppia, che corrispondono a una spinta più che adeguata alla mole e all’indole della vettura, come dimostrano i tempi in accelerazione (6”56 sullo 0-100) a dispetto della importante mole (2072 chili) che questo V6 deve caricarsi sulla schiena. Aiuta anche il fatto che tanta coppia e tanta potenza siano ottimamente spalmati grazie agli otto rapporti del cambio, con il risultato che a qualsiasi velocità si dispone sempre della spinta giusta per un sorpasso o per uscire belli unti da una curva.

Del cambio, infatti, non c’è molto da dire: il noto ZF eguaglia i migliori doppia frizione in termini di sportività, con passaggi rapidi e decisi grazie al convertitore che slitta pochissimo, ma è superiore sotto il profilo del confort perché a bassi regimi riesce a garantire cambiate più smussate grazie alle caratteristiche proprie del convertitore.

Un unico appunto ai paddles al volante: oltre ad essere a richiesta, sono molto grandi rispetto ad altri (ed è un bene), ma talvolta non sono ben raggiungibili in curva perché posizionati troppo in basso. Inoltre, quello di sinistra ostruisce un po’ il raggiungimento del devio, l’unico presente che assolve funzione di tergi e di indicatore di direzione (un retaggio DaimlerChrysler...).

Il 3 litri turbodiesel, oltre a garantire ottime prestazioni, si difende bene anche sotto il profilo dei consumi: abbiamo registrato una media effettiva di 12,3 km/litro, sebbene in questo caso, più che in altri, è lo stile di guida che fa la differenza. Al limite, infatti, il consumo è sensibilmente più elevato rispetto ad altri turbodiesel simili (3,2 km/l, contro ad esempio i 4,8 di una A7 Sportback 3.0 TDI o di una CLS 350 CDI), dunque se il piede è pesantuccio queste medie tenderanno a scendere inevitabilmente.

Quanto alle doti stradali della Ghibli, il primo aspetto che colpisce è il confort. Regale, grazie soprattutto a sospensioni dall’ottimo assorbimento, e favorito da una buona silenziosità sebbene non da record di categoria.

Nel caso del nostro esemplare, dotato di sospensioni attive Skyhook, la pressione del tasto Sport corrisponde a un sensibile irrigidimento di tutta la faccenda, con un conseguente miglioramento delle doti dinamiche. Queste ultime, come potete leggere qui a fianco, in termini cronometrici non pagano, per via di una massa importante che infatti è ben avvertibile al volante soprattutto nel lento.

Ma a livello di coinvolgimento emotivo il risultato è stato centrato, perché la Ghibli offre la sensazione di essere una vettura da dominare, da guidare di sterzo e gas e proprio la sua “non-perfezione” estrema nel tenere certe linee rappresenta l’aspetto più emozionale della guida.

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