Opel Meriva vs Toyota Verso, sfida di 1.6

Opel Meriva vs Toyota Verso, sfida di 1.6
Confronto, due monovolume non più giovanissime si rinnovano con inediti turbodiesel, stessa cilindrata, potenze molto diverse

di Marco Visani

25.07.2014 ( Aggiornata il 25.07.2014 07:40 )

Prestazioni

Se solo dieci anni fa vi avessimo raccontato che un motore BMW le prendeva da un Opel, e che il primo è montato su una Toyota mentre il secondo lo hanno progettato a Torino, avreste pensato che avevamo passato una brutta nottata. Effetti della globalizzazione, che capovolge situazioni e alleanze industriali con la forza di un uragano. Avete presente la primissima Mini by BMW con motore diesel? Era quello della Yaris.

Oggi funziona esattamente al contrario: è Toyota che, concentratissima sull’ibrido, si è “distratta” sul gasolio e lo compera già fatto dai tedeschi. Mentre un altro pezzo della Germania automobilistica, Opel, avendo conservato un ufficio in Italia allestito ai tempi in cui era parente di Fiat, il suo nuovo motore lo ha progettato lì. Adesso però andiamo al sodo, che questi scenari suggestionano gli impallinati come noi, ma (crediamo) non la totalità degli automobilisti.

Per i quali, alla fatidica domanda: “quale va meglio?” risponderemo con un altro quesito: cosa conta di più per voi? Se siete persone razionali, attente alla spesa, buttatevi senza indugio sulla Verso: consuma meno, visto che con un litro percorre in media 17,3 km contro i 16,1 della Meriva. Praticamente uguale nelle percorrenze urbane (14,8 km/litro la Meriva, 15 la Verso), la forbice tra le due si allarga in autostrada: 13 secchi la Opel e 13,9 la Toyota. Ai fini dell’autonomia, anche grazie a un serbatoio impercettibilmente più capace (+1 litro) la Verso conserva un vantaggio medio di oltre 80 km. Non sono differenze oggettivamente enormi, nessuna delle due è parca in senso stretto ma chi fa tanti chilometri se ne accorge. Se questi discorsi vi hanno già annoiato, allora forse siete tra quelli che, anche su una monovolume, preferiscono una guida dinamica.

La Meriva, nel caso, è tagliata su misura per voi. Il suo 1.6, forte di ben 24 cv in più (chiamati a operare su 69 kg effettivi in meno) è un gran bel motore: rotondo, pastoso, silenzioso ed estremamente elastico. Il vantaggio, anche in termini di coppia, sul rivale, è di ben 50 Nm: allunga dai 2.000 giri alla zona rossa con rapidità e senza vuoti. Ed è ben supportato da un cambio manuale a sei marce dagli innesti morbidi e precisi. Ottima anche la trasmissione della Verso (anche qui la leva è alta, piantata al centro della consolle, e gli innesti sono poco contrastati): il suo motore certo non raggiunge gli acuti della Meriva ma si fa tuttavia apprezzare per una grande regolarità di funzionamento e un isolamento acustico ancora più efficace, con uno scarto di 6 dB in accelerazione piena e un’avvertibile riduzione delle vibrazioni in fase di riavvio dello Start&Stop. Poi, certo, se la mettiamo sui tempi rilevati non c’è storia: la Meriva scatta da 0 a 100 in 10”19, la Verso richiede 12”14 e fa segnare uno svarione in ripresa clamoroso: 11”49 la Opel (ci riferiamo all’80/120 nel rapporto superiore) e ben 17”03 la Toyota, nella quale il ricorso alla scalata nei sorpassi è una pratica ben più diffusa, e pressoché irrinunciabile: in sesta è asmatica e non c’è verso di farle prendere giri.

Se però non vi scandalizza l’idea di lavorare molto di cambio (o se siete dei macinatori di autostrada) nell’insieme la Verso riesce molto gradevole per la sua scorrevolezza: è morbida (anche di assetto, pur senza avere troppo rollio), ha uno sterzo sensibile e pronto, una frenata omogenea.

Concetti che possono essere applicati pari pari alla Meriva, moltiplicandoli però per un “uno virgola qualcosa”. Intendiamo dire che, a parte i riscontri cronometrici enormemente più favorevoli, la Opel ha dalla sua una differenza sottile: se la Toyota è piacevole, lei è gustosa. Il che significa che ha uno sterzo un filo più diretto, spazi di arresto migliori sia sull’asciutto che sul bagnato (e una risposta al pedale più appagante), inserimenti complessivamente più rapidi e incisivi anche grazie a una gommatura lievemente più larga e ribassata (225/45 invece di 215/55, sempre su cerchi da 17 pollici), una scocca che soffre ancora meno le sconnessioni, una tendenza non altrettanto accentuata al sottosterzo in ingresso e percorrenza di curva e infine un retrotreno capace di assorbire gli effetti dei trasferimenti di carico con un pizzico di omogeneità maggiore. Ripetiamo: si assomigliano parecchio, alla guida.

Ma con la Meriva ogni trasferimento assume quel pizzico di sapore in più. Non sarà proprio feeling sportivo, ma certo un germe di divertimento lo si avverte. Molto comodi su entrambe gli assetti di guida: la Meriva è più raccolta e avvolgente, coerentemente con l’indole dinamica espressa su strada. La Verso ha più spazio e si fa amare per il fatto che, una volta tanto, una monovolume non obbliga a una seduta alta i piloti di elevata statura. Oltre a ciò, il baricentro decisamente basso agevola non poco le operazioni di accesso a bordo.

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