Diess, l’AD del Gruppo, ha espresso i suoi forti dubbi sulla transizione verso i veicoli elettrici, lanciando qualche stoccata alle altre aziende automotive
27.01.2022 ( Aggiornata il 27.01.2022 12:16 )
Se tutti sono abbastanza concordi nel dire che la mobilità elettrica è la strada del futuro, ci sono pareri contrastanti su come arrivare all’obiettivo. La politica europea ha dato le sue direttive: dal 2035 solo elettriche nel Vecchio Continente. E i vertici delle aziende del settore automotive non sono certo rimasti in silenzio. Carlos Tavares, CEO di Stellantis, è stato uno dei primi a rispondere a quanto imposto, evidenziando i limiti delle scelte politiche sull’elettrico ma, allo stesso tempo, preparando un piano di investimenti da 30 miliardi di euro per portare molti marchi del Gruppo a diventare, verso il 2030 ma a tappe differenti, esclusivamente green.
Poi c'è stato il numero uno di Mercedes, Kallenius, che ha espresso la volontà di utilizzare auto a benzina e Diesel come "bancomat" per la transizione alla mobilità elettrica. Per non parlare dei problemi che i singoli Paesi si trovano ad affrontare, come l'Italia dove gli incentivi per le vetture ecologiche non sono stati rinnovati per il 2022. Ora arriva anche la risposta di Herbert Diess, AD del Gruppo Volkswagen , che non le manda certo a dire.
Le sue parole sono inequivocabili e sono tanti gli argomenti che porta a sostegno della sua tesi quando dice che pensare di dire addio ai mezzi con motore termico “è semplicemente impossibile”. “In Europa - ha spiegato Diess - abbiamo una quota di mercato di circa il 20%, affinché questa quota sostenga l’obiettivo del 50% di veicoli elettrici, abbiamo bisogno di 6 Gigafactory. Queste fabbriche dovrebbero essere operative entro il 2027 o il 2028 per consentire di raggiungere il nostro obiettivo per il 2030. È quasi impossibile farlo. Noi siamo solo il 20% del mercato, quindi 6 stabilimenti. L’Europa ha bisogno di 30 di questi impianti. Ogni impianto è di due chilometri per uno. Devono essere spostate enormi quantità di materie prime. Sarà impegnativo. Quindi, passare dal 50% al 100% sarà una sfida tremenda. Non si tratta solo di dire ‘spegniamo le auto endotermiche’”.
Le Gigafactory di cui Diess parla non si costruiscono in poco tempo. Discorso analogo per i dipendenti, che per essere operativi e preparati devono necessariamente seguire dei corsi di formazione per entrare in un settore, possiamo dire, “nuovo”. E poi ci sono i costi di approvvigionamento delle materie prime, come spiega l’AD del Gruppo VW.
E poi prosegue: “Le auto elettriche hanno senso solo se l’energia è rinnovabile. In nazioni che basano la produzione di energia elettrica sul carbone, non ha senso vendere veicoli elettrici. Si pensi alla Polonia. Prima di vendere auto elettriche, dobbiamo convertire il settore primario alle energie rinnovabili al 100%”.
Diess, poi, non risparmia qualche stoccata neanche ai cosiddetti colleghi, ovvero quei vertici delle aziende di settore che hanno fissato delle scadenze per stoppare la vendita di auto termiche: “È una decisione che una casa automobilistica non può prendere da sola perché il lancio dei veicoli elettrici dipenderà dalla legislazione e dall’aumento delle energie rinnovabili, e ciò deriverà dalle politiche statali e da una politica globale, non dalle decisioni individuali dei produttori di automobili. Non ha senso elettrizzare il mondo della mobilità se prima non rendiamo neutrale dalla CO2 il settore primario”.
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