Una dolce favola tra amore e motori

Una dolce favola tra amore e motori

La storia a lieto fine di due auto con anima e vita propria per raccontare di un fantastico rapporto tra madre e figlio

di Guido Meda

14.08.2020 ( Aggiornata il 14.08.2020 11:42 )

Durante il lockdown mia madre è partita per un viaggio. Di solito si dice che è l'ultimo. Io però me la immagino in macchina. Secondo me mia madre ora ha di nuovo una macchina! Ha guidato, ha sempre guidato, in tutte le condizioni, dai diciotto agli ottantacinque anni, giusto qualche mese prima aveva fatto un viaggio portando, lei, papà da Milano alla Toscana. Non è stato il Covid a portarsela via, ma è nel periodo del Covid che è finita malata all'ospedale per non uscirne più. Vi risparmio i dettagli sulla tristezza che l'avere un parente terminale all'ospedale senza poterlo andare a trovare comporta. È qualcosa che hanno provato molti di noi.

LA GIULIA E LA 124

Però posso dire che per gli ultimissimi giorni della sua vita il primario mi ha concesso di passare a salutarla. Ed è stato in quella occasione che parlando, per tenerla calma, mi è venuta in mente la mia favola preferita. E gliel'ho restituita vedendola rasserenarsi, come se i ruoli, ora che la sua strada stava finendo, si fossero invertiti. Era proprio quella favola che mamma mi raccontava tutte le sere quando ero bambino per aiutarmi a prendere sonno. Parlava di due auto che avevano anima e vita propria. Un'Alfa Romeo Giulia e una Fiat 124 che ne facevano di tutti i colori. Una doveva essere un maschio e l'altra una femmina, perché la favola finiva che le due auto si sposavano e ancora non erano maturi i tempi per i discorsi gender sensitive.

Buon compleanno Alfa Romeo... mia

LE AUTO DI MAMMA

Mamma ricordava tutto delle sue auto e aveva gusti ben precisi. Ricordava di avere imparato a guidare al volante di una Fiat 600. Di essersi sposata con un Ford Consul fuori dalla chiesa. Di aver fatto il viaggio di nozze in Giulia. Di essere arrivata in ospedale per farmi nascere con una GT Junior. Di aver quasi partorito mio fratello in una Alfasud Sprint. Mamma rifiutava il cambio automatico, dicendo che "la scalata con la doppietta quel coso non la sa fare, ma a me serve e so io come e quando va fatta". Mamma andava forte, concentrata su tutto, eccetto la velocità, che poteva essere 130 come 180 all'ora, secondo come si sentiva. E non è mai arrivata una multa! Mamma sapeva fare le traiettorie della Serravalle che porta a Genova. Sapeva frenare a ruote dritte per poi inserire. Mamma aveva paura quando papà faceva il matto al volante, ma non si accorgeva di quanta ne avessimo noi quando al volante a far la matta era lei. Mamma seguiva le corse, capiva i piloti, tifava quelli umani, era infatuata di Jackie Ickx e ultimamente di Leclerc. Mamma parcheggiava in spazi stretti senza toccare né davanti né dietro. Mamma teneva le mani sul volante in posizione "nove e un quarto".

IL PILOTA DELLA NOSTRA VITA

Mamma non ha mai fatto un incidente. Mamma era alfista, citroenista, subarista e maseratista. Mamma era finita al volante di un SUV (perché piaceva a papà), ci si trovava comoda a salire, ma non le piaceva guidarla perché si sentiva "troppo alta rispetto alla strada". Mamma questa cosa me l'ha trasmessa e ora che sono passato da un'Audi A6 ad una Stelvio immagino stia pensando che sono invecchiato anch'io. Mamma andava in crisi sui piccoli intoppi della vita, ma era una roccia quando le faccende erano gravi; debole sulle curve strette in pratica, ma fortissima sui curvoni ai limiti dell'aderenza. Mamma mi aveva chiesto di guidare la mia Porsche perché l'aveva "sempre sognato". Mamma è andata in ospedale con una Volkswagen e non ne è uscita più. Ma se avesse potuto farlo, sarebbe stato con una macchina potente e di classe come era lei. Mamma è stata il pilota della vita di tutti noi; pilota dalla guida lesta e rotonda. Ho avuto una mamma che faceva la doppietta e il punta tacco. "La Giulia e la 124 prima fecero amicizia, poi si innamorarono e si sposarono come abbiamo fatto io e papà. Poi sei nato tu che ti chiami…Guido".

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