Nel panorama automobilistico globale Lamborghini rappresenta un Marchio apprezzatissimo e simbolo di sportività. Ecco a top 5 (+1) dei modelli della sua storia, secondo noi
15 luglio 2021
Lamborghini Miura SV compie 50 anni
Mezzo secolo della versione più speciale di una delle supercar più amate di sempre
Guarda la galleryQuando si parla della Casa di Sant'Agata, è impossibile non pensare alla Miura. Un modello diventato iconico, simbolo del Marchio e tuttora considerato tra i più belli mai realizzati a livello globale. Lanciata nel 1966, l'auto venne preceduta l'anno prima da una insolita presentazione al Salone di Torino. Al motor show piemontese venne infatti esposto solo un telaio, già dotato di motore e sospensioni (quelle della 400 GT) ma senza carrozzeria. Quanto bastava per mostrare una importante novità: il motore non era più in posizione anteriore, ma posteriore-centrale.
Una scelta fortemente caldeggiata da Stanzani e Dallara, ispirata a vetture come la Ford GT40 e la Ferrari 250 LM e che aveva fatto storcere il naso a Lamborghini. Il quale voleva che le sue auto fossero gran turismo perfette, ma non vetture da corsa. Tanto che Ferruccio disse “Facciamola, sarà una buona pubblicità per l'azienda, ma non ne venderemo più di 50”. L'anno dopo la Miura si presentò finalmente “vestita” con una carrozzeria sinuosa firmata da Marcello Gandini per la carrozzeria Bertone. Il successo di pubblico della Miura fu immediato.
Dotata di un V12 da 4 litri e 350 cavalli, la Miura è stata oggetto di numerosi aggiornamenti e upgrade che l'hanno portata a guadagnare potenza e velocità. Nella versione P400 SV raggiungeva infatti quota 390 cavalli, ed era capace di raggiungere i 290 km/h. Alla fine della sua carriera, la Miura venne prodotta in 763 esemplari, ben oltre i 50 pessimisticamente pronosticati da Ferruccio Lamborghini. Oggi quest'auto ha raggiunto quotazioni monstre (fino a oltre 2 milioni di euro). Nel 2006, per celebrare i 40 anni del modello, la Casa emiliana ha realizzato la Miura Concept disegnata da Walter de Silva, reinterpretando in chiave moderna le linee di Gandini.
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