Prestito FCA: ecco perché è uno strumento giusto

Prestito FCA: ecco perché è uno strumento giusto

Le ragioni per cui lo Stato dovrebbe garantire il prestito da 6,3 miliardi a FCA Italia

di Pasquale Di Santillo

20.05.2020 ( Aggiornata il 20.05.2020 10:51 )

L’Italia è davvero uno strano Paese. Fa polemica su tutto, spesso senza informarsi, con superficialità, senza conoscere, studiare. A prescindere, direbbe Totò. Prendiamo la richiesta di FCA Italia avanzata al Governo per ottenere una garanzia su una linea di credito di 6,3 miliardi in tre anni. L’automotive era appena uscito dal suo mercoledì nero: solo 100 milioni di spiccioli nel Decreto rilancio per il rifinanziamento dell’inutile ecobonus e zero sul resto del pacchetto di proposte. Ma appena venerdì ha iniziato a girare la richiesta di FCA, si è scatenata la tempesta perfetta. Critiche, polemiche feroci, tweet, post su Facebook, like a profusione da parte di tutto l’arco costituzionale per contestare “il finanziamento” pubblico ad un’azienda che ha la sede sociale ad Amsterdam e quella fiscale a Londra, come altre tremila società di tutto il mondo. E allora, in mezzo a tanto inutile, fastidioso baccano proviamo a fare un po’ di ordine.

Le proposte per sostenere un settore in forte crisi

Le ragioni per dire sì

GARANZIA. Intanto, non si tratta di un finanziamento pubblico, ma di una garanzia pubblica, parziale, fino all’80%, data dalla SACE (controllata della Cassa Depositi e Prestiti) come previsto dallo stesso Decreto in cui sono stati stanziati 180 miliardi cui potranno accedere le aziende che ne hanno tutti i requisiti. Al momento, sono arrivate 250 domande e quella di FCA, sarebbe la quinta in corso di accoglimento.

Jeep Compass, arriva il modello italiano FOTO

Jeep Compass, arriva il modello italiano FOTO

Prodotta a Melfi, esordio del 1.3 turbo benzina da 130 e 150 cavalli

Guarda la gallery

ITALIANA. All’art. 1 del Decreto è specificato che ne hanno diritto solo le aziende con base in Italia. E questo smonta la seconda accusa. L’operazione non riguarda la capofila FCA, la multinazionale globale, bensì FCA Italia con sede a Torino che fattura 27,700 miliardi l’anno e paga le tasse nel nostro Paese. La somma a fine prestito, come è ovvio, verrà restituita e servirà a garantire il puntuale pagamento di stipendi a dipendenti e alle migliaia di fornitori italiani della filiera dell’automotive. Al termine di un’emergenza senza precedenti, dopo un lockdown di quasi due mesi, la maniera più veloce e sicura (parliamo di conti correnti dedicati ai fornitori FCA) per accedere a liquidità in maniera più veloce rispetto alle lentezze burocratiche delle banche “normali”. E parliamo di un universo di 12.000 piccole e medie imprese, di 5.500 fornitori che in tutto danno lavoro a 320.000 persone, da aggiungere ai 53.417 dipendenti di FCA Italia nei 16 stabilimenti e nei 26 poli per la ricerca e sviluppo distribuiti sul territorio nazionale.

AZZARDO. Definire “paradisi fiscali” Olanda e UK, è quantomeno azzardato. Intanto non fanno parte della black list dell’UE (35 Paesi). Semplicemente Amsterdam ha un diritto societario più efficiente, che, non a caso, il Governo italiano ha appena recepito con il suo abituale ritardo. Poi che FCA (la multinazionale) come tutte le altre aziende che sono “esiliate”, si facciano i loro interessi, con le agevolazioni fiscali di Londra (che solo ora non è più nell’UE) non sarà etico, ma è sicuramente funzionale. E più che scandalizzarsi, sarebbe il caso di chiedersi il perchè molte aziende prendono questa strada, piuttosto che rimanere a casa.

AutoFocus con Gaetano Thorel (PSA)

AutoFocus con Gaetano Thorel (PSA)

Il gruppo francese, all'alba della fusione con FCA, sta affrontando la crisi scatenata dal coronavirus con una strategia precisa per farsi trovare pronti ai cambiamenti che nasceranno da questo periodo. Ecco come Thorel ha risposto alle domande del direttore Andrea Brambilla e del vice direttore Pasquale Di Santillo

Guarda il video

VINCOLO. A tagliare definitivamente la testa alle fake news e ai pareri senza peso, è il vincolo connesso all’erogazione del prestito. Chi accede infatti alle garanzie statali della Sace non può licenziare nessuno, dovendo garantire i livelli occupazionali esistenti. E in questa fase delicatissima in cui i vertici di FCA (si sono annullati i dividendi e bloccati gli stipendi fino a fine anno) stanno chiudendo la fusione con PSA, non c’è migliore garanzia per la salvaguardia dei posti di lavoro e degli stabilimenti italiani. A maggior ragione se il Governo francese erogato 5 miliardi a Renault e - vedrete - farà lo stesso con Peugeot: c’è poco da sottilizzare se vogliamo rimanere competitivi. Quindi speriamo che Banca Intesa San Paolo prima, la Sace poi e infine il Ministero dell’Economia concludano presto l‘istruttoria per accelerare i tempi di autorizzazione delle garanzia. Perchè non si può scherzare più a lungo sulla pelle di chi rischia di perdere il lavoro.

Parla Crisci, presidente UNRAE: "Dico rottamazione e incentivi estesi"

  • Link copiato

Commenti

Leggi auto.it su tutti i tuoi dispositivi

Auto, copertina del meseAuto, copertina del meseAuto, copertina del mese