Vendite Europa -78% e qualcuno ancora critica il prestito a FCA

Vendite Europa -78% e qualcuno ancora critica il prestito a FCA

In un momento drammatico per il mercato auto europeo sono necessari stimoli per far ripartire il settore

di Pasquale Di Santillo

20.05.2020 ( Aggiornata il 20.05.2020 10:47 )

Mentre Troia brucia.... c’è ancora chi ha il coraggio di mettere in dubbio l’operazione “prestito garantito” per FCA Italia. Sempre che, si intenda, la richiesta di avere una linea di credito di 6,3 miliardi in tre anni, superi tutti i controlli degli enti preposti, da Banca Intesa San Paolo, alla Sace (controllata Cassa Depositi e Prestiti) che dovrà garantire l’80% della somma, fino al Ministero dell’Economia.

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Mercato auto quasi azzerato

Tanto per dire: i dati di ieri dell’ACEA, l’Associazione dei Costruttori Europei, fotografano alla perfezione la situazione dell’Automotive a livello continentale. Dopo il -52% di marzo, ad aprile siamo arrivati al -78% di immatricolazioni, con un range che va dal -34% della Norvegia al -98% dell’Italia. Ma dove tutti e cinque i mercati maggiori registrano perdite e cali molto pesanti. Subito dopo l’Italia ci sono Regno Unito (-97,3%, privati -99%), Spagna (-96,5%, privati -98%) e Francia (-89%, privati -85%).

Auto Focus con Michele Crisci (UNRAE) e Paolo Scudieri (ANFIA)

Auto Focus con Michele Crisci (UNRAE) e Paolo Scudieri (ANFIA)

Il Decreto rilancio ha destinato solo 100 milioni di euro, per rifinanziare l'ecobonus, al comparto automotive, una soluzione giudicata inadeguata dalle associazioni di categoria. Ne abbiamo parlato con il presidente dell'UNRAE, Michele Crisci, e il presidente dell'ANFIA Paolo Scudieri

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L’unica un po’ a salvarsi, coincidenza, è la Germania (-61%, privati -58%), ma è record negativo anche per loro. Per la cronaca, nel quadrimestre il calo è del 39% rispetto al 2019, con una perdita secca di 2.146.000 immatricolazioni. Altro dettaglio, non da poco, ad aprile si è fermata anche la crescita delle autovetture elettriche e plug-in. Unica eccezione, sempre la Germania, dove continuano ad aumentare le immatricolazioni di plug-in. In definitiva, un bollettino di guerra, al quale inevitabilmente dà il suo contributo anche FCA che in aprile in Europa ha immatricolato 10.952 vetture, con un calo dell’87,7% rispetto allo stesso mese del 2019. La quota è del 3,7% a fronte del 6,6%. 181.500 le auto vendute nei quattro mesi, il 48% in meno dello stesso periodo dell’anno scorso, pari a una quota del 5,4% (era 6,3%).

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Misure di rilancio

Secondo Gian Primo Quagliano, Presidente del centro Studi Promotor...  "E’ il peggior calo di sempre. E le prospettive per i prossimi mesi restano cupe anche perché il Decreto Rilancio ha completamente ignorato l’esigenza, avvertita ovunque in Europa, di rilanciare la domanda di auto con incentivi alla rottamazione che prevedano pure l’acquisto di vetture nuove di ultima generazione con alimentazione tradizionale. Questo, nel momento in cui emerge ovunque con chiarezza che l’automobile è il mezzo di trasporto più sicuro per evitare il contagio da Coronavirus e, al contrario, nel nostro Paese si assiste a una gara tra amministrazioni pubbliche per introdurre limitazioni alla circolazione di auto con disprezzo dell’esigenza prioritaria di salvaguardare la salute pubblica".

Quagliano spiega anche i motivi dell’eccezione Germania: "È il risultato di scelte diverse. A fine aprile, ad esempio, in Germania le concessionarie erano aperte". "E il fatto ha contribuito in maniera sostanziale al miglioramento delle vendite", afferma Reinhard Zirpel, presidente dell’associazione dei costruttori di auto in Germania. Che nonostante tutto ci preme a sottolineare: «A breve sarà inevitabile un programma di stimoli economici all’automobile".

Ecco, con un quadro del genere, forse sarebbe più opportuno che il Parlamento italiano, invece di contestare una richiesta legittima, quella del prestito di FCA Italia, si impegnasse a rendere efficace la pioggia di emendamenti pro-Automotive al Decreto Rilancio. Poi toccheranno sempre all’istituzione, quale che sia, i controlli dovuti e doverosi sull’utilizzo dei denaro che dovesse arrivare al costruttore nazionale in modo che sia davvero destinato a consolidare gli investimenti in Italia, peraltro da tempo confermati, o a garantire i pagamenti per la filiera. Piuttosto che prendere la strada dei dividendi futuri per la chiusura della fusione con PSA, che poi è il timore di molti. Ma non si può sempre vivere e lavorare partendo da un principio di malafede. Tanto meno nel caso di un prestito che resta un prestito e si deve restituire. Quindi?

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